Conte sotto pressione, alla fine si smarca da Grillo

Nervosismo fra i 5 stelle, il garante chiede sostegno ma è solo

APR 20, 2021 -

Roma, 20 apr. (askanews) – Dov’è, che fa, cosa pensa il leader in pectore del Movimento 5 stelle? Il prolungato silenzio di Giuseppe Conte sul video di Beppe Grillo ha creato, raccontano le fonti stellate in Parlamento, “molto nervosismo: e non solo fra le donne del M5S. Nervosismo per le parole fuori posto del fondatore ma anche per l’immobilismo dell’aspirante leader”. Dopo 24 ore tesissime, di dubbi e di pressioni incrociate, alla fine l’ex presidente del Consiglio sceglie e prende le distanze pubblicamente dal garante M5S, che un paio di mesi fa lo aveva investito del compito di “rifondare” il Movimento ed assumerne la guida.

“Sono ben consapevole – concede Conte – di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto. E’ una vicenda che sta affliggendo lui, la moglie, il figlio e l’intera famiglia. Comprendo le preoccupazioni e l’angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che sicuramente staranno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza”. Conte chiede rispetto per il lavoro della magistratura e rivendica la sintonia col M5S ricordando “l’introduzione delle norme sul codice rosso (le nuove norme contro la violenza sulle donne, ndr) quando abbiamo condiviso la responsabilità di governo”.

La scelta di Conte, raccontano fonti di primo piano della galassia a 5 stelle, non è stata delle più facili: Grillo ha chiamato personalmente molti parlamentari e big del M5S: “Mi dovete sostenere”, in sintesi, il messaggio recapitato ai suoi fedelissimi di un tempo. Per converso, molti di loro, anche fra le figure di maggiore autorevolezza e visibilità, hanno fatto pressioni su Conte perché prendesse posizione e smarcasse il Movimento dall’imbarazzo e da un assedio politico (con toni accesi in particolare stamattina alla Camera) che rischia di costare carissimo nei famosi sondaggi che l’ex premier avrebbe il compito di tirare su. “Il M5S non ha eletto il Comitato direttivo a 5 che era stato deciso dagli Stati generali perché lui ha annunciato che avrebbe fatto lui il leader, chi altro avrebbe dovuto parlare al posto suo stavolta?”. Non il presidente della Camera Roberto Fico, possibile candidato sindaco di Napoli, che attende dalla sua posizione istituzionale inattaccabile eventuali sviluppi dei rapporti fra Pd e M5S in vista delle elezioni amministrative: “Ma in mancanza di una leadership legittimata nessuno sta trattando sulle città”, fa notare un osservatore molto addentro alle cose del Movimento. Non il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, anche oggi preso dai suoi impegni internazionali: “Non è il capo da più di un anno”, fanno notare a Montecitorio. Dove pure si dice che lo stallo nella annunciata “rifondazione” targata Conte lo preoccupi moltissimo.

Già, lo stallo: il 30 aprile la Corte d’Appello di Cagliari dovrebbe decidere sul ricorso del M5S contro la nomina del “curatore speciale”, l’avvocato Silvio Demurtas, dopo che il Tribunale aveva accolto la tesi della consigliera regionale espulsa Carla Cuccu, secondo la quale non esiste al momento un rappresentante legale legittimato dopo le modifiche votate sullo Statuto. Ma prima di allora, giovedì 22 per l’esattezza, scade l’ultimatum lanciato a suo tempo da Davide Casaleggio, presidente dell’associazione Rousseau e gestore della piattaforma digitale stellata: o si chiudono le pendenze (ha chiesto 450mila euro) o “saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi”. Il punto, spiegano le fonti romane del Movimento, è che la ex “casa madre” milanese ha ancora il potere di bloccare tutto, compresa la eventuale votazione sul nuovo leader, Conte appunto: “Il quale pensava di arrivare qua e trovare i problemi risolti dagli altri, invece li deve risolvere luià La voce che voglia rinunciare continua a girare ma a noi non risulta”. E la pur tardiva presa disposizione odierna dimostra che l’ex capo del Governo, almeno per ora, non ha mollato la presa.