Conte pronto a fare pulizia del vecchio M5S. Eletti nervosi

L'ex premier sceglierà candidati. E sul territorio dirigenti in sintonia

APR 2, 2021 -

Roma, 2 apr. (askanews) – Il day after, il giorno dopo l’assemblea del Movimento 5 stelle con Giuseppe Conte le chat dei parlamentari, racconta chi vi partecipa, oscillano “fra mutismo e nervosismo: per molti in realtà non ha detto niente di pratico. Che vuol fare delle persone, dei parlamentari? Primo o secondo mandato è quasi indifferente”. I gruppi rischiano una nuova emorragia di eletti verso il gruppo misto, stavolta non per dissensi politici ma per la sensazione che per molti il destino sia un mesto ritorno a casa. La riforma costituzionale riduce gli eletti, gli elettori hanno ridotto i consensi, Conte sovrintenderà alle scelte sulle liste: “uno vale uno” è la base della democrazia, ha spiegato ieri notte, ma quando si deve eleggere un rappresentante del popolo servono persone “capaci”.

L’ex presidente del Consiglio ha fatto un discorso abbastanza vago sul futuro, sui valori, ma qualche bersaglio polemico lo ha colpito, a partire dalla promessa di colpire correnti e cordate di potere: “Il sottotesto – spiega un osservatore dell’area M5S più vicina a Conte – è un messaggio a Luigi Di Maio”. Eppure, garantisce una parlamentare al primo mandato, l’ex capo politico “è tranquillissimo, con l’accenno alle competenze sa che non è lui a correre il rischio di essere ‘tagliato’ al prossimo giro”.

Tutti gli altri però, si macerano nel dubbio.

“La domanda che si fanno tutti in queste ore è: quando decidiamo che fare? Uscire ora, per tanti significa addio ai versamenti, risparmiare fino a 100mila euro se la legislatura arriva a termine. Li daresti a uno che ti sputa in faccia?”, si chiede un senatore che invece è al secondo mandato e sarebbe sacrificato dal diktat di Beppe Grillo sulla regola della rotazione che però Conte non ha confermato in assemblea. “Ha promesso ascolto e chiarimenti dopo Pasqua – continua – ma il punto è come: un altro sfogatoio dove ognuno dice la sua e poi decide lui è inutile…”. Su questo però il programma di Conte, racconta una fonte del M5S, è diverso: già da martedì ricomincerà i suoi incontri, in gran parte a distanza, ma per gruppi più ristretti; sindaci, consiglieri regionali, senatori e deputati separatamente.

Il giurista prestato alla politica non potrà rassicurare tutti: il suo, raccontano nell’area “contiana” del M5S, è un progetto politico nuovo, “con una struttura quasi del tutto da partito tradizionale, con un netto profilo di centrosinistra, qualche somiglianza con i Verdi tedeschi: e l’apertura sui diritti civili. Non è un caso che abbia parlato di europeismo e del voto dei 5 stelle alla presidente (della Commissione Ue, ndr) von der Leyen, non è un caso che Enrico Letta gli abbia fatto sponda dal salotto di Vespa”. Nonostante sia apparso dal nulla dopo settimane di silenzio politico, le diverse fonti concordano sul fatto che Conte ormai abbia una sua rete anche nei gruppi parlamentari: “Ha le idee chiare, ha parlato con tanta gente”, è il messaggio. E chi lo conosce meglio giura che queste idee si traducono nella volontà di disfarsi di molto vecchio M5S, legato, come lui stesso ha spiegato, a una vecchia stagione, a vecchi linguaggi: “Farà pulizia. Il problema sono i maggiorenti, i Di Maio, i Cancelleri, le Castelli: ma come in tutti i partiti chi ha un peso potrà contrattare una quota in lista”. Quanto agli altri, “c’è gente eletta con 30 voti sulla piattaforma, se va al gruppo misto pazienza, non contano più nulla”. Dai sondaggi riservati commissionati in questi mesi, infatti, emerge che quando si voterà on line il “progetto” di Conte gli iscritti gli tributeranno un plebiscito, qualunque sia il quesito. Solo sul simbolo dei 5 stelle il leader in pectore ha dovuto frenare: le 5 stelle attraggono ancora.

Ma, simbolo a parte, come si organizzerà il nuovo M5S, anzi “il mio M5S”, per usare le parole di Conte? Chi conosce a fondo il progetto garantisce che non sarà troppo rivoluzionario, non assumerà una vera struttura “federale” come i partiti classici, “le sedi territoriali non avranno autonomia giuridica”, tornerà al fundraising “anche di piccole somme” e non ricorrerà a fondi pubblici (mentre fra i parlamentari c’è chi scommette che alla fne si farà ricorso al 2 per mille). Comunque, i deputati verseranno i soldi al M5S e non più all’Associazione Rousseau; non risparmieranno ma “avranno più autonomia nella gestione della quota di fondi sul territorio”. E i dirigenti, con i gruppi di lavoro misti fra attivisti ed esperti (già “Team del futuro”) e i referenti regionali che oggi si chiamano facilitatori “avranno deleghe precise di funzioni, non saranno scelti a colpi di clic ma dovranno essere espressione della linea assunta dal Movimento”. Quindi graditi a Conte.

Paolo Barbieri