Ace: grandi navi via da laguna Venezia, il Governo dia tempi certi

Spessotto-Maniero: "Rimangono un sacco di nodi non chiariti"

APR 1, 2021 -

Roma, 1 apr. (askanews) – “Prima che il passaggio delle grandi navi nel canale della Giudecca diventi un ricordo, se mai lo diventerà, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti: per ora l’unico che è riuscito a rallentare gli inchini dei grattacieli del mare a San Marco è stato un virus, nonostante le tante promesse e le false soluzioni annunciate dalla politica negli ultimi 10 anni”. Lo dichiarano in una nota congiunta Arianna Spessotto e Alvise Maniero, deputati della componente parlamentare l’Alternativa C’è.

“Quella che il Governo spaccia come soluzione ‘transitoria’ nel Canale Nord/Sponda Nord – aggiungono – costerà allo stato almeno 41 milioni di euro di soldi pubblici, in un momento drammatico per il Paese, con tempi di realizzazione non di certo brevi: non era meglio, in attesa dei risultati del Concorso Internazionale di Idee, chiedere finalmente agli armatori di entrare in Laguna solo con navi con un tonnellaggio e una chiglia compatibili e di distribuire arrivi e partenze nell’arco di tutta la settimana?”.

Per i deputati “sarebbe interessante, poi, avere un cronoprogramma con gli step per arrivare all’esecuzione della soluzione definitiva, che condivido debba essere fuori dalla Laguna, perché la sensazione è quella che si stia spacciando per provvisoria una scelta che in realtà è quello che il Pd e il sindaco Brugnaro vogliono come definitiva almeno dal comitato del novembre 2017. E poi rimangono un sacco di nodi non chiariti: verrà scavato il canale Vittorio Emanuele III per far transitare le navi dal canale dei Petroli alla stazione marittima? Come verrà gestita la convivenza con il traffico commerciale con il canale dei Petroli a senso unico alternato? quando il Mose sarà alzato cosa succederà?”.

“Non sono questioni secondarie, visto gli impatti che tutte queste misure avranno su Venezia e la sua laguna, un patrimonio che è del mondo intero e che rischia la declassazione dall’Unesco per la riconfermata incapacità della Politica”, concludono Spessotto e Maniero.