Cna Lombardia: riaprire comparto benessere, arginare abusivismo

Parolo: lavoro in nero rappresenta un rischio sanitario

MAR 31, 2021 -

Milano, 31 mar. (askanews) – CNA Lombardia ha chiesto alla Giunta al Consiglio regionale un intervento a tutela delle attività del comparto Benessere, estetica e acconciatura. In una lettera all’Assessore allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi, e al Presidente della IV Commissione in Consiglio regionale, Gianmarco Senna, CNA ha segnalato l’incomprensibile posizione di chiusura del Governo su un comparto, quello del Benessere, caratterizzato ancor più in epoca Covid – 19 da elevati standard di sicurezza igienico-sanitaria.

“La scarsa attenzione riservata a questa popolazione di imprese ha risvolti negativi che vanno ben oltre la già grave perdita economica per i titolari: l’abusivismo – che emerge con forza ancora maggiore proprio nel momento in cui i centri estetici e i saloni di acconciatura sono chiusi – rappresenta un rischio sanitario non quantificabile”, si legge in una nota della Cna, secondo cui “Riaprire le attività della filiera è la precondizione per arginare l’abusivismo, vera e propria piaga economica e sanitaria in questo delicato momento pandemico”.

Il Presidente regionale di Cna, Daniele Parolo, commenta così la situazione: “Un comparto da quasi 2 mld di euro nella sola Lombardia, 6 mld a livello nazionale, con 250 mila occupati. Un comparto che rispetta le regole, che l’Inail certifica con pochissimi contagi. Un comparto che va fatto riaprire e lavorare. In questo caso i sostegni non ci interessano, dove le regole e la prudenza ci dicono che si può lavorare”.

Brigida Stomaci, Presidente lombarda di CNA Benessere e Sanità, è categorica: “Siamo stanchi, il Governo non è flessibile, ci tratta come se sulla categoria gravasse uno stigma socio-sanitario ma al contempo alimenta l’abusivismo”. La portavoce regionale della filiera dell’acconciatura, l’imprenditrice CNA Tiziana Teani, aggiunge, con una nota di sconforto: “Siamo persone serie. Stiamo cercando di mantenere la calma, ma la rabbia del settore deve trovare una risposta di responsabilità istituzionale da parte del Governo centrale e dei Governi regionali: vogliamo solo lavorare rispettando tutte le normative di sicurezza già condivise”.