Domani il Pd elegge la presidente dei deputati, Serracchiani in pole

Letta: "La scelta va fatta in grande serenità"

MAR 29, 2021 -

Roma, 29 mar. (askanews) – “Se posso permettermi di usare questo termine credo che la scelta di domani alla Camera, per scegliere la nuova capogruppo, vada fatta in grande serenità”. Con un filo di ironia, il segretario del Pd Enrico Letta ha sdrammatizzato così il dibattito interno al gruppo parlamentare di Montecitorio che domani, dalle 15 alle 18, dovrà scegliere tra Debora Serracchiani e Marianna Madia.

I rumors danno in vantaggio la vicepresidente dell’assemblea nazionale Pd (60 a 30 o addirittura a 20, numero più, numero meno, dicono i bene informati) nonostante le polemiche suscitate dal j’accuse della ex ministra per la quale Serracchiani si è fatta “cooptare” dalle correnti con la complicità del capogruppo uscente Delrio. “Per me la cosa essenziale era che fosse una donna, perchè il Pd ha una storia recente tutta al maschile”, ha detto il segretario che accusa di “maschilismo” chi ha storto il naso per la competizione tra le due: “Mi ha colpito, poi, il modo in cui viene trattata la vicenda tra Madia e Serracchiani, si è parlato di baruffa…se fosse stato un confronto tra due uomini si sarebbe usato un altro tipo di linguaggio”. Letta dopo aver dato l’indicazione sulla scelta di una donna si è tenuto fuori dalla partita ma i più malevoli hanno visto nella candidatura di Madia, ex collaboratrice di Arel scesa in campo in nome dello stop al correntismo, una sorta di “familiarità” con la nuova linea del Nazareno.

Oggi poi è intervenuto il tesoriere del Pd, Walter Verini con una lettera alle due candidate: “L’elezione a capogruppo di una di voi sarà un segnale di crescita per il Pd… La competizione tra voi potrebbe essere un contributo importante per provare a marginalizzare, ridimensionare il peso di un correntismo asfissiante ed esasperato. Parlo proprio di quel correntismo, giunto a livelli insopportabili, che ha sempre minato le potenzialità e il rapporto del PD con la società. Giungendo a livelli davvero di guardia”, ha ammonito Verini rivolgendosi poi alle scelte future sui vertici del gruppo parlamentare: ” Rifiutare appoggi preventivi di correnti più o meno organizzate.

Smentire, prima e dopo l’elezione di una di voi, sostegni finalizzati a ristori in termini di organigramma. E impegnarsi a scegliere in piena libertà la nuova dirigenza collegiale del gruppo sulla base di valutazioni che la nuova capogruppo farà, legate alle capacità, alle competenze, all’autonomia, al pluralismo. Alla parità di genere. E non sulla base di ‘trattative e incasellamenti veri o presunti”. Un messaggio che sembra rivolto alla ipotesi che insieme alla elezione di Serracchiani ci sarà anche Piero De Luca come vicepresidente vicario. Ipotesi che alcuni deputati dem danno per certa.

La senatrice dem Valeria Valente, denuncia senza tanti giri di parole che “la discussione di queste ore sulla competizione per l’elezione della capogruppo alla Camera rischia di essere decisamente ipocrita. Proviamo a dirci parole di verità: chi ha pensato che il problema della degenerazione del pluralismo interno si risolvesse in un giorno, con il cambio del segretario, com’è ovvio sbagliava: le parlamentari donne stanno competendo all’interno di un sistema che ha logiche, regole e linguaggi maschili dai quali ora nessuna e nessuno è in grado di emanciparsi del tutto, purtroppo”.

E la partita sembra infatti chiusa, il tempo per il dibattito è finito. Domani alle 15 si aprirà il seggio elettorale per i 93 deputati del gruppo che avranno tempo fino alle 18 per esprimere la loro preferenza, a scrutinio segreto. A garantire il buon andamento della consultazione sono stati scelti Fassino, Piccoli Nardelli e Pollastrini. Salvo sorprese la favorita resta Serracchiani, alla Madia dovrebbero arrivare i voti di qualche zingarettiano, dall’area più di sinistra, e dei Giovani ruchi che hanno espresso il loro sostegno fin dal principio. Numeri certo non sufficienti a spostare gli equilibri che hanno portato all’indicazione principale. Serracchiani ha dalla sua l’appoggio dell’ex capogruppo, dell’area ex Dc che fa capo a Franceschini e di Base riformista di Lotti e Guerini.

Una volta eletta la capogruppo, poi, ci sarà da completare la squadra della presidenza del gruppo e indicare un nuovo nome per la presidenza della commissione Lavoro (circolano i nomi di Viscomi e Mura) . Inoltre c’è chi sostiene che anche il posto di Serracchiani come vicepresidente del partito potrebbe liberarsi.

Insomma tutte i caselle che dovranno tener conto, ancora una volta, degli equilibri tra le varie anime dem.

Gal/Int2