Mattarella: la coerenza di Dante sia un esempio per tutti noi

Ma "eviterei analogie tra l'Italia di Dante e l'Italia di oggi"

MAR 25, 2021 -

Roma, 25 mar. (askanews) – Quella di Dante Alighieri è una lezione di coerenza per tutti, politici inclusi. E ancora oggi che celebriamo i 700 anni dalla morte del poeta ne vediamo le grandi potenzialità e il valore che riveste la sua opera. Ma “non mi ha mai convinto il tentativo di attualizzare personaggi ed epoche storiche diverse. Eviterei, quindi, analogie tra l’Italia di Dante e l’Italia di oggi”, ha spiegato al Corriere della Sera il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Però “va sottolineata la sua capacità di trascendere il suo tempo e di fornire indicazioni e insegnamenti validi per sempre” a prescindere “dalle specifiche situazioni di epoche differenti”, ha aggiunto il capo dello Stato.

“Ci separano settecento anni, un tempo incommensurabile”, ha spiegato Mattarella. “Peraltro, alcune delle difficoltà e dei punti critici, che lei individua nel nostro carattere di italiani, affondano le radici in tempi a noi molto più vicini: in un’Unità nazionale che si è formata in ritardo rispetto ad altri Stati europei e che ha proceduto ù inevitabilmente ù per strappi e accelerazioni progressiveeche ha visto la coscienza popolare assimilare l’esperienza unitaria con più lentezza e fatica rispetto al progetto che animava i protagonisti del movimento unitario”.

Dobbiamo quindi ricordare che, al di là delle suggestioni e degli infiniti livelli di lettura, l’autore della Divina Commedia parla a ogni epoca. “È così. Anche per questo motivo, nel discorso dello scorso ottobre, ho parlato dell’universalità di Dante. Cioè della sua capacità di trascendere il suo tempo e di fornire indicazioni, messaggi e insegnamenti validi per sempre”, conferma il presidente. “Dante è stato punto di riferimento e dispirazione per generazioni di italiani a prescindere dalle specifiche situazioni di secoli ed epoche differenti. Pensiamo, per esempio, alla riscoperta da parte dei romantici, al vero e proprio “culto” civile di cui fu oggetto durante Risorgimento o all’esaltazione retorica che ne fece il fascismo. Proprio la sua fortuna lungo l’arco del tempo dovrebbe indurci a riflettere di più sul lascito ù artistico, culturale, morale, quindi unificante ù del sommo poeta”.

Ma c’è un aspetto della vita del poeta che potrebbe insegnare qualcosa ai politici di oggi? “Vale per chi è impegnato in politica, ma vale per tutti: la sua coerenza”, risponde Mattarella. “Sappiamo quanto a Dante sia pesato l’esilio dalla sua Firenze, la nostalgia per la sua città. C’è un episodio illuminante della sua vita. Un amico fiorentino, di cui non conosciamo il nome, gli scrive che sta cercando di ottenere, dopo ben quindici anni, la revoca per suo provvedimento di esilio e della conseguente condanna a morte. Per ottenere il “perdono” dalla sua città Dante dovrebbe pagare una discreta somma e ammettere, in una pubblica cerimonia, colpe non commesse. La risposta, negativa, di Dante è, insieme, sdegnata e accorata: ‘Le spere del sole e degli astri, non potrò forse contemplarle dovunque? Non potrò in ogni luogo sotto la volta del cielo meditare i dolcissimi veri, se io prima non mi renda spregevole, anzi abietto al popolo e alla città tutta di Firenze?…'”, ricorda il presidente.

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