L’appello dell’accademico: prima di noi docenti vaccinate anziani

Manca (Polimi): assurdo 20enni vaccinati tre volte più dei 70enni

MAR 1, 2021 -

Milano, 1 mar. (askanews) – I giovani tra i 20 e i 29 anni in Italia hanno ricevuto il 9,25 per cento dei vaccini totali somministrati. Quella tra i 70 e i 79 il 3,43 per cento. Quindi i più giovani, che solo in rarissimi casi muoiono per Covid, hanno ricevuto il triplo dei vaccini della seconda classe di età con maggiore mortalità per Covid, quella degli anziani tra i 70 e i 79 anni (a parte gli ultraottantenni, che peraltro ne hanno ricevuti solo il 15% del totale). E’ una delle “enormi contraddizioni” della campagna vaccinale in corso, osserva il professor Davide Manca, del dipartimento di Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, secondo cui “per ridurre drasticamente i decessi per Covid-19 assoluta priorità deve essere data” ai più anziani, in ordine decrescente di età. “Qualsiasi sia la attività lavorativa o volontaristica dei cittadini – osserva il docente – non deve sopravanzare l’ordine decrescente di età”. Questo, sostiene, è un approccio che diventa ancora più importante nell’attuale “situazione di ristrettezza di dosi e di varianti virali”.

“Che senso ha – afferma Manca – vaccinare un ventenne quando l’età media dei deceduti per Covid è di 81 anni e i decessi sotto i 50 anni di età sono appena l’1,1 per cento del totale?”. “Ho 55 anni – prosegue – e vorrei che prima di essere vaccinato io, in qualità di professore universitario, venissero vaccinati tutti i cittadini italiani di età maggiore nonché coloro che sono affetti da gravi patologie a rischio della vita in caso di contagio da SARS-CoV-2, dal più anziano al più giovane”.

Pochi giorni fa in Lombardia l’assessore al Welfare Letizia Moratti ha annunciato un accordo per la vaccinazione anti Covid per il personale universitario di 14 università, “senza distinzione d’età, con priorità in base all’incidenza epidemiologica territoriale”, per un totale di circa 15mila persone coinvolte.

Per il professor Manca, che pubblica dall’inizio della pandemia un bollettino sulla diffusione del Covid utiizzato da numerosi primari di ospedali italiani, “non ha senso vaccinare utilizzando come criterio di selezione la tipologia di lavoro svolto se prima tutti gli individui di età superiore o con particolari e specifiche patologie a rischio di decesso non siano stati vaccinati”. Anche il vaccino Astra Zeneca attualmente autorizzato fino ai 65 anni d’età – sostiene – deve essere somministrato in ordine decrescente d’età”. Si tratta, rimarca Manca, di una proposta tanto banale quanto razionale, anche in un’ottica di tipo economico, per un ritorno, dopo la “messa in sicurezza degli anziani”, il più velocemente possibile ad una vita normale, con la ripresa dei consumi e del pil, vista la bassissima mortalità dei più giovani.

Per Manca, quindi, il criterio dell’età deve valere anche per le categorie dei sanitari e degli insegnanti, perché sostanzialmente sotto i 40 anni di età “non muoiono” tranne rarisime eccezioni e perché allo stato attuale non si sa se i vaccinati siano contagiosi o no: ciò conduce ad una messa in quarantena con sospensione dell’attività lavorativa di coloro che ancorché vaccinati risultino positivi al test. “Oggi invece si vaccinano gli studenti in medicina prima di un ottantenne. Non ha senso – conclude il docente – ed è un approccio che porterà con sè centinaia, se non migliaia di decessi evitabili”.