Il governo Draghi ha giurato: mascherine, distanziamento e sobrietà

Il neo-premier al lavoro: coesi per mettere in sicurezza il Paese

FEB 13, 2021 -

Roma, 13 feb. (askanews) – Il governo Draghi ha giurato nel Salone delle Feste del Quirinale. Una cerimonia di venti minuti circa, sobria, senza sbavature né colore, i toni predominanti negli abiti delle ministre e dei ministri sono il blu notte e il nero con qualche punta di grigio. Eppure l’evento resterà nella storia. Perché si è trattato del primo giuramento in era Covid: senza pubblico (di solito composto da familiari e giornalisti), con i ministri seduti (anziché in piedi) su sedie distanziate, tutti rigorosamente con la mascherina. E senza strette di mano.

Il primo a giurare è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi. Poi i ministri che uno a uno sono stati chiamati dal segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti al cospetto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del neo premier. Il rito sempre lo stesso: pronuncia della formula di giuramento e firma ognuno con una penna diversa che un solerte commesso ha cambiato continuamente, nel rigoroso rispetto delle norme anti contagio.

Federico D’Incà, confermato ministro per i Rapporti con il Parlamento, in abito blu è il primo dei ventitre componenti del governo Draghi. Poi Vittorio Colao, anche lui in abito blu, ministro dell’Innovazione tecnologica. Quindi Renato Brunetta che torna alla Pubblica amministrazione. Abito e cravatta neri. Maria Stella Gelmini, unica a tradire emozione nella voce: esita nel pronunciare le prime parole del giuramento, poi decide di leggerle – come d’altronde hanno fatto quasi tutti – e va avanti sicura. Sarò ministra degli Affari regionali e delle autonomie. Sia lei che la sua collega di partito Mara Carfagna, neo ministra del Sud e della coesione, scelgono un tailleur pantalone nero con sottogiacca bianco. Così come Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. Tra le donne in tailleur gonna ma sempre nero Fabiana Dadone, ministra delle Politiche giovanili. A spezzare solo la giacca in tweed bianca e nera della ministra per la Disabilità Erika Stefani, in gonna. Della Lega giurano Massimo Garavaglia, nero anche il suo abito, e Giancarlo Giorgetti. Luigi Di Maio, confermato ministro degli Esteri, opta per un abito blu notte. Altre conferme dal governo uscente Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, con una lunga giacca di velluto nero, Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, Roberto Speranza, ministro della Salute, Dario Franceschini, ministro della Cultura. Giurano Marta Cartabia, ministra della Giustizia, Daniele Franco, ministro dell’Economia, Stefano Patuanelli, che passa dal Mise all’Agricoltura, Enrico Giovannini, alle Infrastrutture, Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, spezza il monotono blu e nero dei colleghi con un abito grigio. C’è Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, che sotto la giacca – nera – indossa un gilet di lana. Fa molto prof. Poi giura Andrea Orlando, ministro del Lavoro, quindi Maria Cristina Messa, ministra dell’università e della ricerca.

Dopo la cerimonia del Salone delle Feste i neo ministri, il premier e il capo dello Stato si sono spostati nel Salone del Corazzieri per la tradizionale foto di gruppo. Rigorosamente distanziati e senza mascherina.

Quindi, il passaggio delle consegne a Palazzo Chigi, con il ‘rito’ della campanella scambiata tra il premier uscente Giuseppe Conte e il nuovo inquilino Draghi. E poi subito al lavoro, primo atto la riunione del Consiglio dei ministri per la nomina del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Il governo dovrà lavorare in maniera coesa per “mettere in sicurezza” il Paese, guardando agli “interessi generali”, avrebbe detto Draghi ai ministri riuniti.