Il ricorso al Tar della Lombardia: illegittima la zona rossa

"Comprime libertà costituzionali. Il Ministero rivaluti i dati"

GEN 20, 2021 -

Milano, 20 gen. (askanews) – La Lombardia è stata dichiarata “illegittimamente” zona rossa da un’ordinanza ministeriale che rappresenta “un vulnus gravissimo”. Lo si legge nel ricorso presentato al Tar del Lazio dall’ammistrazione regionale lombarda nella speranza di ottenere l’annullamento dell’ordinanza miniteriale che ha introdotto la zona rossa sull’intero territorio regionale.

La Regione Lombardia, è scritto in un passaggio del provvedimento di 23 pagine firmato dall’avvocato Federico Freni, “è stata fortemente penalizzata nell’applicazione delle misure restrittive” decise dal governo, dato che la situazione epidemiologica lombarda risulta “meno grave di quello delle Regioni limitrofe”. Eppure “si è trovata dover sospendere pressocchè tutte le attività di commercio al dettaglio e di servizi alla persona ed ad inibire totalmente lo spostamento dei cittadini lombardi”. Una chiusura che comporta “gravissimi pregiudizi alla tenuta di un sistema economico e produttivo già fortemente penalizzato dai provvedimenti restrittivi in vigore da un anno a questa parte”.

Il peccato originale sta nell’ultimo Dpcm che secondo il legale della Regione Lombardia ha “conferito all’incidenza un valore recessivo rispetto ad altri indici”, violando così “i parametri imposti dalla normativa sovraordinata” e ponendosi “in contrasto con i primari valori protetti dalla Costituzione”. Perchè “i provvedimenti ministeriali comprimono talune libertà fondamentali, come il diritto alla libera circolazione e quello dell’iniziativa economica provata, sanciti dagli art. 16 e 41 della Costituzione”. Ed è la giurisprudenza costituzionale a sancire che “qualsiasi restrizione deve essere contenuta nei limiti, anche di tempo, ragionevoli e, comunque, tali da non ledere altri diritti costituzionalmente garantiti”. Da qui la decisione di Palazzo Lombardia di ricorrere all’organo della giustizia amministrativa contro la presidenza del consiglio dei ministri, il ministero della salute, l’istituto superiore di sanità.

L’amministrazione regionale non punta ad ottenere “la mera sospensione cautelare dell’efficacia” dell’ordinanza ministeriale. Ma chiede ai giudici amministrativi del Lazio di disporre “provvedimento di natura propulsiva che imponga al ministero della Salute una tempestiva e rinnovata valutazione dei dati epidemiologici informata a canoni di adeguatezza, proporzionalità e, in ultima analisi, di legittimità”.