Italia supera 80mila decessi Covid, erano 40mila il 5 novembre

Morti raddoppiati in 69 giorni; stima Imhe: 100mila al 1 Aprile

GEN 13, 2021 -

Milano, 13 gen. (askanews) – Con i 507 morti per Covid comunicati oggi, l’Italia ha superato gli 80mila decessi dall’inizio della pandemia, un numero doppio di quello che registrato tra il 24 febbraio e il 5 novembre scorso, quando venne superata quota 40mila. In pratica, in soli 69 giorni sono decedute in Italia per il coronavirus lo stesso numero di persone morte nei primi otto mesi e mezzo dalla sua comparsa.

Secondo le previsioni dell’Institute for Health Metric and Evaluation (Imhe), un centro studi statunitense nato nel 2007 con l’obiettivo di rappresentare “un quadro imparziale dei trend sanitari basato su evidenze scientifiche per fornire informazioni utili a governi e scienziati”, il numero di decessi in Italia supererà presto i centomila (con previsione di 102mila al 1 Aprile 2020).

Secondo Davide Manca, professore di Sistemi di Processo del Politecnico di Milano e autore del “Bollettino di analisi dati e dinamica evolutiva Covid-19 – Seconda ondata”, in Italia “le terapie intensive restano praticamente costanti mentre si assiste ad un consistente incremento degli ospedalizzati in Lombardia che trascina conseguentemente il dato Italiano”.

Lo studio di Manca, diffuso giornalmente tra gli addetti ai lavori, nasce dalla richiesta fatta da primari anestesisti e rianimatori degli ospedali lombardi per poter “prevedere” l’afflusso nei reparti d’urgenza organizzare al meglio cure e accoglienza. La situazione, in base ai dati ufficiali elaborati da Manca, rimane preoccupante. “I decessi giornalieri in Lombardia ed Italia salgono ad un ritmo decisamente superiore rispetto alle previsioni dei modelli – si legge nel rapporto -. I casi totali sia in Lombardia che in Italia hanno abbandonato il trend atteso dai modelli e aumentano con decisione nonostante il contenuto numero di tamponi refertati. L’indice R(t) – secondo il bollettino diffuso ieri – è superiore a 1 in ben 14 regioni e province autonome. L’indice complessivo dell’Italia è pari a 1.00, con una permanenza pandemica critica in numerose regioni d’Italia.

Sono 5 le regioni che rientrerebbero in zona rossa secondo i criteri di classificazione definiti dal Cts (Comitato Tecnico Scientifico) e già respinti dalle Regioni. Sono il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia Romagna e le Marche, tutte con tasso di nuovi positivi registrati negli ultimi 7 giorni su 100mila abitanti superiore a 250.

Per quanto riguarda il confronto tra prima ondata (inizio il 24 febbraio 2020) e la seconda ondata (inizio fissato per il 7 ottobre 2020), Manca fa notare che “con la seconda ondata della Lombardia si posiziona per gli indicatori di terapie intensive occupate, totale ospedalizzati e decessi sotto la prima ondata. Non altrettanto avviene per molte altre regioni italiane che vedono una seconda ondata decisamente superiore (in termini quantitativi) rispetto alla prima. Discorso a parte va fatto per i casi totali che in tutte le regioni analizzate sono decisamente superiori nella seconda ondata rispetto alla prima e ciò è dovuto in primis alla maggiore capacità di effettuare e refertare giornalmente i tamponi alla popolazione a rischio”.