Le cose importanti da sapere sui vaccini contro la Covid-19

A partire da: eviterà il contagio o le complicazioni?

DIC 1, 2020 -

Milano, 1 dic. (askanews) – Che ruolo avranno i vaccini nella lotta al Covid? Chi saranno i primi ad assumerli quando saranno disponibili? E soprattutto, ci proteggeranno dal contagio? Sono domande, al momento, ancora senza risposta su un tema che negli ultimi giorni ha infiammato il confronto. C’è chi ha messo in guardia da precoci entusiasmi, a partire dal microbiologo Andrea Crisanti – che ha stigmatizzato la politica degli annunci delle aziende senza il supporto dei dati e ha affermato che si vaccinerà solo dopo l’approvazione degli enti regolatori – seguito da Guido Rasi, il professore che ha da poco lasciato la guida dell’Agenzia europea del farmaco dopo 9 anni, secondo cui i dati forniti finora dalle aziende “sono buoni per il bar dello sport. La partita deve ancora iniziare. E il risultato, sui vaccini, sarà l’Ema a darlo”.

L’uso che verrà fatto dal vaccino contro il coronavirus – che ancora non è disponibile in commercio – dipenderà dalle caratteristiche dei vaccini di “prima generazione” che saranno presto disponibili. Caratteristiche che, sulla base dei comunicati rilasciati della aziende, non conosciamo ancora.

Spiega la differenza tra i tipi di vaccino contro il nuovo coronavirus Sars-CoV-2, la piattaforma svizzera di informazione “Infovac”, creata dalla Cattedra di vaccinologia dellaáFacoltà di Medicina dell’Università di Ginevra, che distingue tra un ipotetico vaccino capace di fornire una vera e propria immunità, cioè in grado di impedire di essere contagiati, dal tipo di vaccino capace invece di “proteggere contro le complicazioni del Covid, cioè di rallentare la moltiplicazione e la diffusione del virus ad altri organi” ma non di impedire il contagio ad altri”.

Tuttavia “l’induzione dell’immunità totale (o sterilizzante) non è mai stata raggiunta da nessun vaccino”, sottolineano gli svizzeri.

Per l’Infovac quindi, “forse occorrerà accontentarsi di vaccini in grado diáproteggere contro le complicazioni del COVID-19…áResterebbe, ovviamente, un passo molto importante! Ma significherebbe anche che avremmo un vaccino a priori inutile per 8 persone su 10 in quanto in queste persone il virus non causa complicazioni. Sarebbe un vaccino che richiederebbe comunque un’eccellente sicurezza ma allo stesso tempo non sarebbe in grado di interrompere il contagio, in quanto il virus resterebbe libero di moltiplicarsi nel naso e nella gola”.

Infovac ricorda che “una delle particolarità dei coronavirus è che infettano per primo le mucose del naso e della gola. A volte, le difese immunitarie innate li fermano a questo primo livello.

Questo è il motivo per cui la maggior parte dei pazienti COVID-19 ha solo sintomi al naso e alla gola più o meno marcati. Ma se i coronavirus non vengono fermati a quel livello, possono passare nei polmoni e nel sangue – e diffondersi ad altri organi…

Questo è purtroppo il caso del virus responsabile del COVID-19″.

“Per assicurare una protezione nell’uomo da tutte le forme di COVID-19, e quindi anche dal rischio di trasmissione, sarebbero necessari vaccini in grado di indurre e mantenere risposte immunitarie abbastanza forti da proteggere in modo permanente le mucose del naso e della gola. Tuttavia, l’induzione dell’immunità totale (o ‘sterilizzante’) non è mai stata raggiunta da nessun vaccino”.

La piattaforma parla anche del rischio di un vaccino che aumenterebbe la gravità del COVID-19.

“Il COVID-19 è una malattia ancora poco conosciuta, ma la sua gravità deriva chiaramente da risposte immunitarie inappropriate, eccessive e/o inadeguate. Di conseguenza, molti trattamenti sono attualmente finalizzati aárallentare, e non tanto a stimolare, le risposte immunitarie/infiammatorie”. “Uno dei rischi – si legge – è quello di indurre anticorpi in grado di legarsi ai coronavirus – ma non nel sito che blocca la loro capacità di infettare le cellule (anticorpi non neutralizzanti). Questi anticorpi possono facilitare l’ingresso del virus nelle cellule o la loro infezione, invece di bloccarla (antibody-dependent enhancement).

Questo fenomeno è stato osservato con il SARS-Cov-1 e il MERS-CoV. Si sospetta, purtroppo, che possa quindi verificarsi anche con il COVID-19, è quindi necessaria molta prudenza”.

“I modelli animali – avverte Infovac – utilizzati per confermare o confutare questo rischio sono complessi. Gli studi classici di vaccinazione, che consistono nel verificare che i vaccini siano ben tollerati seguendo dei volontari per settimane o per mesi, non potranno rispondere a questa domanda: dovremo, o aspettare che questi volontari vaccinati siano esposti al SARS-Cov-2 – o esporli ad esso volontariamente – cosa che non è possibile in assenza di un trattamento efficace”.

Sarà “fondamentale compito” dell’Agenzia europea del Farmaco (Ema) – osserva il vicepresidente della Università svizzera italiana, il fisico Davide Bassi – svolgere “il suo lavoro di controllo e di verifica dei dati senza ritardi, ma anche senza pericolose accelerazioni.Personalmente mi fido di quello che EMA farà e delle sue future indicazioni”. Ma è vero che “un conto è mandare notizie agli azionisti ed un conto è fornire le informazioni necessarie per ottenere il via libera alla somministrazione di un vaccino”.

Mda