Taglio dei parlamentari, cosa ne pensa Valerio Onida

Le Camere potranno funzionare meglio

AGO 25, 2020 -

Roma, 25 ago. (askanews) – “Non sono forti le ragioni del No. E ritengo che con il taglio dei parlamentari le Camere potrebbero funzionare meglio”. A sorpresa Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale, tra i più tenaci avversari della riforma costituzionale di Renzi nel 2016, si schiera ora per il Sì.

“Taglio delle poltrone è un’espressione che odio”, dice in un’intervista a Repubblica. “È vero che questa è una riforma proposta dai 5 Stelle, e non è che tutto quello che viene dai grillini sia per forza negativo. Ma essendo stata approvata, da ultimo, praticamente all’unanimità dalla Camera, e quindi da tutte le forze politiche in campo, penso che dire No senza una validissima ragione di merito, sia improprio. Il No aggraverebbe il fossato di sfiducia che già c’è tra cittadini e istituzioni”.

“Non funzionerà peggio, anzi potrebbe funzionare meglio se si coglie questa occasione per mettere mano a tanti aspetti dei regolamenti e delle prassi parlamentari. Oggi le Camere non funzionano bene, con dibattiti spesso ripetitivi in cui, invece di dialogare e confrontarsi sul merito delle proposte, ci si dedica per lo più a polemizzare con gli avversari”, osserva l’ex presidente della Consulta secondo il quale non votare sì “sarebbe un atto di estrema sfiducia smentire una riforma approvata praticamente all’unanimità dalle forze parlamentari. Inoltre le presunte conseguenze negative della riforma che vengono oggi agitate, non mi sembrano tali. Non quella della necessità di concentrare il lavoro delle Camere in un minor numero di commissioni o di fare lavorare gli stessi parlamentari in più commissioni. Un Senato di 200 membri può lavorare benissimo”.

A suo avviso poi “i correttivi non sono indispensabili.

Prendiamo la questione dell’elezione del Capo dello Stato. Non mi convince l’obiezione che riducendosi il numero dei parlamentari e rimanendo, nell’assemblea che elegge il Capo dello Stato, tre rappresentanti per ogni Regione, il peso di questi aumenterebbe indebitamente. La Costituzione ha concepito il corpo elettorale del Presidente come più ampio del solo Parlamento, trattandosi di eleggere colui che per 7 anni rappresenterà l’unità nazionale”.

Quanto alla rappresentanza Onida spiega che “ci sono, anche oggi, delle differenze fra Regioni perché il Senato è eletto su base regionale, e ogni Regione ha come minimo sette senatori (diventerebbero tre). Quindi il numero di senatori da eleggere non è perfettamente proporzionale alla popolazione della Regione”.

“Certo il bicameralismo paritario merita di essere ripensato.

Tuttavia quello attuale è un quesito semplice, cui è più facile rispondere con un sì o con un no. Nei referendum precedenti non c’era possibilità di distinguere tra i vari aspetti”, conclude.

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