Franco Cfa, Parigi convoca ambasciatrice. Ma Di Maio non arretra

"Tutto vero, Francia frena sviluppo Africa". Pd: Moavero in Parlamento

GEN 21, 2019 -

Roma, 21 gen. (askanews) – In campagna elettorale, come in guerra e in amore, tutto è lecito. E tra le azioni sdoganate in questo periodo dai contendenti italiani c’è certamente la polemica senza troppe cautele indirizzata a qualche capitale europea. Sono lontani i giorni della “sintonia” fra il premier Giuseppe Conte e il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron, che cercavano un compromesso possibile sulla gestione dei migranti. E le dichiarazioni di Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio e leader M5S, sulle responsabilità francesi per le difficoltà dell’Africa subsahariana (attribuite al sistema del Franco Cfa, una sorta di “contratto” postcoloniale che lega di fatto le valute africane all’euro e impegna gli stati che ne fanno parte a depositare una quota delle loro riserve presso la Banca centrale francese), spingono addirittura Parigi a convocare l’ambasciatrice italiana Teresa Castaldo. Iniziativa non proprio di routine fra alleati.

In giornata, a sostegno della posizione del vicepremier intervengono solo i 5 stelle. “Sono felice nel constatare – scrive ad esempio il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano – che l’argomento del Franco CFA, ovvero del controllo monetario della Francia sulle sue ex colonie africane, sia esploso sulla stampa italiana a seguito di dichiarazioni di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Meglio tardi che mai visto che ne parliamo, seppur con minore risalto, da tempo”. Per il senatore stellato Gianluigi Paragone, il Franco Cfa è “uno strumento neocoloniale con cui la Francia rende deboli e dipendenti le economie di 14 ex colonie africane alimentando in quei paesi povertà e conseguenti flussi migratori e traendone grossi vantaggi finanziari”. Di Maio, dal canto suo, ribadisce: “E’ tutto vero, la Francia impedisce lo sviluppo” delle ex colonie.

Salvini preferisce occuparsi di Israele e polemizzare con il Fondo monetario, ma il leghista Paolo Grimoldi, pur senza addentrarsi nella controversa questione sollevata da Di Maio (e rilanciata ieri in tv da Alessandro Di Battista), commenta duramente l’iniziativa di Parigi. “Se la Francia – osserva – si permette di convocare il nostro ambasciatore a Parigi solo per le battute delle ultime ore del vicepremier Di Maio allora noi, in proporzione, quando Macron e i suoi ministri la scorsa estate rovesciavano insulti e offese sul nostro Governo avremmo come minimo dovuto espellere il loro ambasciatore a Roma”. Le opposizioni sono sul piede di guerra, il Pd chiede che il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi riferisca in Parlamento: domani la richiesta sarà ufficializzata in conferenza dei capigruppo al Senato. Secondo Matteo Renzi gli esponenti del M5S, con il “loro bisogno di crearsi nemici”, stanno “ridicolizzando 70 anni di politica estera italiana”.

Tace per ora il governo: non è stato deciso, trapela da ambienti governativi, chi dovrebbe prendere posizione sull’iniziativa francese, se palazzo Chigi o una imbarazzata Farnesina. Consultazioni sono in corso ma è chiaro che in qualche modo Roma dovrà far sentire la sua voce. Per il Movimento 5 stelle, comunque, la mossa di Di Maio rischia di essere un autogol. E’ prevedibile che stasera, riunendo deputati e senatori in assemblea congiunta, il M5S volesse tentare di rimotivarli dopo le notizie non troppo brillanti che giungono dai sondaggi e che sono state confermate con la vittoria del centrosinistra nel voto suppletivo a Cagliari per sostituire un deputato M5S dimissionario: seggio andato al centrosinistra in una tornata disertata in massa dagli elettori. Domani doveva essere la grande giornata dell’autocelebrazione del M5S per il varo del decreto sul reddito di cittadinanza. Beppe Grillo (in dubbio per problemi personali) e Davide Casaleggio, i parlamentari, il Governo, con il premier Giuseppe Conte, tutti riuniti in una sala convegni del centro di Roma per conquistare Tg e titoli di giornale in quello che per i 5 stelle è un passaggio fondamentale delle loro promesse elettorali. Ma con l’ombra di uno scontro con la Francia, alimentato peraltro su un tema, quello dei flussi migratori, che appartiene più che altro all’alleato-rivale leghista, la festa rischia di sgonfiarsi.