“Sabato in piazza a Macerata”, base Arci e Anpi contro i vertici

Il 10 anche Cecile Kyenge e delegazione Leu al corteo antifascista

FEB 8, 2018 -

Roma, 8 feb. (askanews) – La base di Arci e Anpi si ribella alla decisione presa ieri dai vertici insieme a Libera e Cgil di non partecipare, dopo l’appello del sindaco Romano Carancini, alla manifestazione antifascista di sabato a Macerata e annuncia, in un appello ancora aperto ad altre adesioni, che sarà in piazza. Stessa decisione anche da parte di Liberi e Uguali: diversi parlamentari della lista guidata da Pietro Grasso parteciperanno al corteo. Annuncia la sua partecipazione anche l’ex ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, europarlamentare del Pd.

“Abbiamo appreso nella giornata di ieri – si legge nell’appello firmato finora da oltre 50 circoli Arci e pubblicato su facebook – della decisione di sospendere la partecipazione alla manifestazione antifascista convocata per sabato 10 febbraio a Macerata, su invito del sindaco della città ‘per il clima di smarrimento, paura e dolore vissuto dalla comunità locale’. Riteniamo questa scelta un grave errore”.

“Revocare la partecipazione al corteo – si legge ancora nell’appello – significa fare un passo indietro dai valori che ogni giorno proviamo a concretizzare all’interno dei nostri circoli e che sono stati al centro di importanti iniziative recenti dell’Arci. Significa non esserci quando c’è bisogno di rompere il silenzio e la paura, mentre tante persone che sono soci Arci o che si riconoscono nei nostri valori andranno comunque: semplicemente, saranno più soli”.

“Per questo, l’unica risposta che vediamo in linea con questi valori – insistono – è prendere parte in tanti e tante al corteo del 10 Febbraio a fianco delle realtà che sul territorio costruiscono presidi di democrazia sostanziale, perché l’antifascismo è un valore universale che deve appartenere a tutti e non rientrare in scontri tra fazioni. La paura aumenta la paura e rischia di lasciare sempre più spazio alle forme di neofascismo che si sono manifestate anche nei fatti di Macerata. Per questo, chiediamo alla dirigenza nazionale di riconsiderare la sospensione della partecipazione dell’Arci nazionale alla manifestazione, decisione in cui non ci sentiamo rappresentati, e, di partecipare sabato a Macerata, così come noi continueremo a partecipare alle future iniziative di mobilitazione e a quelle già in campo”.

Stesse parole dal circolo Arci Renato Biagetti, presente anche sabato scorso a Genova al corteo antifascista in dissenso con le scelte della dirigenza nazionale: “Tra presunzioni personali e calcoli elettorali in Italia si stanno calpestando diritti civili e principi costituzionali. Quale sarebbe l’idea di democrazia e partecipazione che intendono il Partito Democratico e le segreterie centrali di ANPI, CGIL, ARCI e Libera? Quale idea di uguaglianza e avanzamento sociale possono promuovere? E’ sufficiente un nome o una sigla per giustificare e coprire le scelte delle dirigenze di queste organizzazioni operate nel chiuso delle loro segreterie? O possiamo dire che gli atti prodotti in questi giorni sono vergognosi e rappresentano una delle pagine più miserabili della storia della sinistra italiana? Quando si affronterà un dibattito pubblico sulle responsabilità di chi è stato complice dell’avanzamento di politiche razziste e xenofobe? Per noi i fatti di questi giorni sono una riga tracciata con la spada di Minniti dietro la quale si nascondo istituzioni, realtà associative e sindacali”.

In piazza oltre a esponenti di centri sociali, movimenti e della neonata lista Potere al Popolo, ci saranno anche diversi parlamentari di Liberi e Uguali: Nicola Fratoianni, Pippo Civati, Giovanni Paglia, Andrea Maestri, Celeste Costantino, Beatrice Brignone, l’europarlamentare Elly Schlein e molti altri. “Quanto alla scelta di vietare la possibilità di manifestare dico che è un errore pensare di mettere sullo stesso piano fascismo e antifascismo. L’antifascismo è un valore fondante della Repubblica italiana e della nostra Costituzione e dobbiamo difenderlo in ogni modo”, ha detto Grasso che oggi è stato a Macerata a trovare la mamma di Pamela Mastropietro e i feriti nell’attentato compiuto da Luca Traini sabato scorso.

E Pierluigi Bersani ha osservato: “Uno spera sempre che si possa ragionevolmente occupare le piazze davanti a queste cose. Lo facemmo quando ammazzarono Moro, abbiamo riempito le piazze, c’erano perfino i brigatisti in giro. C’è ancora la forza per fare questo? La domanda è legittima”. Non andare in piazza, ha aggiunto l’esponente di Leu, “è una sconfitta perché significa che c’è un pezzo largo di popolazione che forse non è disposta ad andare in piazza e lasciare al margine tutti i pazzi che ci sono in giro e penso che il sindaco di Macerata, l’Anpi ecc. abbiano percepito il rischio di non avere il fisico della democrazia. Sta succedendo questo in Italia? Se è così è un problema molto serio perché c’è un’Italia spaccata in due, abbiamo un pezzo di paese che ha perso il segnale radar con la politica. Lì dentro possono girare cattivi pensieri e su una roba come l’immigrazione se non ci mettiamo il cervello possiamo venire alle mani”.