Processo a Maroni: domani va avanti anche se governatore a Roma

Da difesa nessuna richiesta di rinvio per legittimo impedimento

NOV 8, 2017 -

Milano, 8 nov. (askanews) – Domani Roberto Maroni volerà a Roma per avviare la trattativa con il governo sulla maggiori competenze chieste dalla Regione Lombardia alla luce del risultato del referendum sull’autonomia del 22 ottobre scorso. Ma la trasferta romana del governatore lombardo non ferma il processo milanese che lo vede imputato per le presunte pressioni esercitare a favore di due sue ex collaboratrici. Il suo legale, l’avvocato Domenico Aiello, non ha presentato al Tribunale nessuna richiesta di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento. Sul piano pratico, dunque, il procedimento in corso davanti ai giudici della Quarta Sezione Penale di Milano proseguirà nonostante l’assenza del suo principale imputato.

Stando al calendario fissato dal Tribunale nell’ultima udienza, domani si sarebbe dovuto celebrare l’esame di Maroni. Ma, a questo punto, il suo interrogatorio in aula è destinato a slittare. Da quanto si è appreso, toccherà invece a Giacomo Ciriello, capo della segreteria politica del governatore e ora imputato insieme a lui, salire sul banco degli imputati per rispondere alle domande di accusa, difesa e parti civili. Secondo il pm, sarebbe stato lui a esercitare, per conto del governatore, un’azione di pressing sui vertici dell’allora società Expo nel tentativo di ottenere il pagamento di una missione istituzionale Tokio (circa 6.500 euro, tra voli in business class e pernottamento in grand hotel) per Maria Grazia Paturzo, ex collaboratrice di Maroni al Viminale e ora a lui legata, sostiene l’accusa, da una “relazione sentimentale”. E anche se la trasferta a Tokio saltò (il governatore volò a Berna facendosi sostituire in Giappone dall’allora suo vice, Mario Mantovani), per la pubblica accusa Maroni si è reso comunque colpevole di induzione indebita, reato che in caso di condanna potrebbe farlo decadere dal suo incarico istituzionale, così come previsto dalla legge Monti-Severino.

L’ex ministro dell’Interno è imputato anche di turbata libertà di scelta del contraente per il contratto “su misura” che, secondo l’accusa, avrebbe fatto ottenere a Mara Carluccio, altra sua ex collaboratrice ai tempi del Viminale, da parte di Eupolis, società della Regione Lombardia che si occupa di formazione professionale.