Unioni civili, Cappellini: sì a obiezione coscienza dei sindaci

Assessore lombardo sul no del sindaco di Gallarate a "nozze" gay

SET 5, 2016 -

Milano, 5 set. (askanews) – “Il diritto all’obiezione di coscienza è stato riconosciuto in altri settori attinenti alla sfera etica delle persone e non vedo perché non debba essere garantito anche in tema di unioni civili. Il sottosegretario Ivan Scalfarotto sbaglia quando dice che un primo cittadino che si rifiuta di celebrare le unioni civili incorre in un reato perché l’obiezione di coscienza è cosa diversa dalla disobbedienza civile”. Così l’assessore alle Culture di Regione Lombardia, Cristina Cappellini, intervenendo in diretta alla trasmissione ‘Orario Continuato’ di Telelombardia ha commentato la decisione del sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, di rifiutare di celebrare le unioni civili.

“Cassani non è l’unico sindaco a rifiutarsi di celebrare le unioni civili, molti altri sindaci rivendicano il diritto all’obiezione di coscienza perché le unioni civili contrastano con la propria sfera morale” ha aggiunto l’assessore Cappellini, sottolineando che “occorrerebbe approfondire il giudizio che danno molti autorevoli giuristi a sostegno del diritto all’obiezione di coscienza prima di ragionare in maniera ideologica come fa il sottosegretario Scalfarotto”. “Io difendo la scelta di Cassani e di tanti altri sindaci che, come Regione Lombardia, hanno a cuore la famiglia naturale – ha continuato – e non se la sentono di rinnegare le proprie convinzioni piu’ profonde come invece chiede di fare la legge sulle unioni civili”.

“Sul ‘Fertility Day’ ribadisco che l’idea poteva essere positiva se non si fosse rivelata subito maldestra, sia nella campagna promozionale, sia per le smentite del premier Renzi e il successivo ridimensionamento del progetto da parte del ministro Lorenzin che, invece, avrebbe fatto bene a porre con forza il tema della natalità e soprattutto il problema della denatalità che è ormai un’emergenza nazionale” ha proseguito l’assessora, aggiungendo che “lanciare una campagna limitata solo all’aspetto sanitario, per quanto utile, ma slegata dalle politiche attive per la famiglia che nel Governo Renzi sono assenti, mi e’ sembrata un’occasione persa, se penso a tutte le iniziative che invece Regione Lombardia sta portando avanti, a partire dal reddito di autonomia (con il bonus famiglia e gli asili gratuiti ad esempio) che uniscono diversi assessorati nella volonta’ di promuovere, anche a livello culturale, una visione condivisa a sostegno della famiglia. Questo nel governo Renzi non esiste e l’ha fatto capire bene il Ministro Lorenzin con le sue dichiarazioni a poche ore dallo scaturire delle polemiche sul Fertility Day”.