Roma, 18 gen. (askanews) â Si chiama âRushâ: ovvero fretta, scarica dâadrenalina, esaltazione, e infatti il nuovo disco dei Maneskin (disponibile dal 20 gennaio) è un concentrato di energia, inciso fra Los Angeles Tokyo e lâItalia, in omaggio alla carriera internazionale che ha travolto le vite dei quattro romani dopo la vittoria allâEurovision in un 2021 che ormai sembra tanto lontano. Diciassette tracce di cui cinque giĂ note: erano giĂ uscite le iper-rock âSupermodelâ e âGasolineâ (storia di un piromane che la band ha cantato anche in concerto, riferendosi alla guerra in Ucraina: âlo ripetiamo anche se a qualcuno non piace, fuck Putinâ aveva detto Damiano al Circo Massimo), âMamma miaâ, âLa Fineâ (in italiano) e la struggente ballad âThe loneliestâ. Per parlare delle altre dodici canzoni, ascoltate in anteprima virtuale in mezzo a unâaltra ventina di giornalisti ma in assenza della band, è bene partire dai testi: perchĂŠ descrivono un viaggio in un continente sognato, sconosciuto e magari, visto da vicino, anche pieno di spine, quello del successo planetario, lontano dal mondo italico dei primi due album. âSiamo emozionati a farvelo ascoltareâ ha detto il discografico Stefano Karakotch, âla cosa bella di questâalbum registrato nel 2022 è che vivevano insieme in una casa-studio ed è registrato in analogico come ai vecchi tempiâ. Sono tutti brani ânati spontaneamente, viaggiando e conoscendo altri artisti come Tom Morelloâ: il chitarrista dei Rage Against the Machine duetta con Damiano David in âGossipâ. Traduco allâimpronta: âBenvenuti nella cittĂ delle bugie, dove tutto ha un prezzo⌠Riempi il tuo drink di gin tonic, questo è il sogno americano e allora sorseggia il gossip, bevi fino a strozzartiâ. Morale: lo star system è anche una zona buia, e il tema ritorna in molti dei pezzi rock del disco (prodotto principalmente da Fabrizio Ferraguzzo e Max Martin). Per esempio in âDonât wanna sleepâ, con i suoi accenni (immaginari?) allâuso di sostanze: âDance dance dance dance until I die, Medicate myself till my head is in the sky⌠Wearing Lucyâs diamonds to get a little shineâ. Oh, John Lennon, dove sei? Non lontano: uno dei brani hard rock si intitola âMark Chapmanâ, sĂŹ, lâassassino del Beatle (ancora in carcere dal 1980). Questa è una delle tre tracce in italiano: è la star che parla del suo stalker, âvestito come un incubo, vuole che tu sia in pericolo, però ti chiama idoloâ. I brani rock dellâalbum alternano fra generi un poâ diversi: âKool Kidsâ vira sul punk e presenta Damiano con un accento british e una voce quasi irriconoscibile, âBla bla blaâ (unâaltra lamentazione sulla vacuitĂ ) sfocia quasi nel rap con la sua iterazione sillabica (puf puf puf puf, ca-car ca-ca-cock, fu-fu-fu-fuck you, ah ah ah ah ah). Non tutte le ciambelle riescono col buco ma fra brani piĂš o meni interessanti (alcuni destinati a diventare hit, altri a restare indietro), emerge comunque la ricetta Maneskin â riff insistente, il ritmo travolgente della batteria di Ethan e del basso di Victoria, i solidi a volte trascinanti assoli di Ethan â come un marchio di fabbrica riconoscibile, e non è poco. La piĂš bella? Forse la prima delle canzoni rock, âOwn my mindâ, percussione martellante adatta a una canzone di amore e ossessione con un assolo finale esplosivo. Di canzoni dedicate allâamore e al sesso ce ne sono parecchie, da âBaby saidâ con un ritornello catchy dove il romantico protagonista si scontra con la voglia secca di sesso della partner, alla giĂ citata âKool Kidsâ dove la band avverte che non bisogna prendere i suoi testi troppo sul serio: âI talk shit cause it makes me laugh /You keep asking me about it/ But my lyrics are all made upâ. Secondo il comunicato stampa, âVictoria, Damiano, Thomas ed Ethan si sono concentrati sugli elementi che caratterizzano le loro quattro distinte personalitĂ e sfaccettature (âŚ) i pezzi rimangono crudi, sia sul piano emotivo che su quello del suono, oltre che brutalmente onesti e aperti. Rush! è come immaginare uno spazio con i quattro membri agli angoli opposti, in cui lâalbum è il punto centrale dove le loro visioni e la loro intesa reciproca si congiungonoâ. Benissimo, ma in veritĂ la parte musicalmente piĂš interessante in âRushâ esce dalle ballad. âTimezoneâ è la canzone che tutti vorremmo mandare a un amante troppo lontano, e la voce di Damiano si gonfia di nostalgia; risplende in tutta la sua gamma sonora ed emotiva in âIf not for youâ, dove âdabadabadaâ ricorda il âdoo bee daâ iniziale di unâaltra celeberrima ballad, âWhen Iâm Goneâ dei Cranberries. Lâalbum si conclude con âIl dono della vitaâ, rock-pop allâitaliana piĂš Maneskin vecchia maniera (viene in mente âTorna a casaâ) e infine la spettacolare giĂ citata e molto circolata in radio âThe loneliestâ. La copertina di questo âRushâ è falsamente ingenua coi suoi colori rassicuranti da Technicolor e la sua ragazzina coi calzettoni che salta sui quattro artisti. Non câè dubbio che i videoclip saranno divorati con ansia dai fan (e saranno prodotti magnificamente come sempre). Intanto i Maneskin (sperando di mettere da parte i âgossipâ appunto sui diverbi e lâassenza di Victoria dalla festa di compleanno di Damiano, 24 anni lâ8 gennaio) si preparano a ripartire per la tournĂŠe mondiale del Loud Kids Tour il 23 febbraio: Europa e Italia. Si chiude a fine luglio a Roma (Stadio Olimpico) e a Milano (San Siro). Venduti finora per questi mesi di tour mezzo milione di biglietti.
Ecco âRushâ, lâurgenza del successo nel terzo album dei Maneskin
Il rock fra luci e ombre della nuova vita, e ballad trascinanti
