Bilancio 2022 negativo per vino italiano in Gdo USA, Germania e UK: -9%

UIV-Vinitaly: ma crescita consistente per mercato della ristorazione

FEB 6, 2023 -

Milano, 6 feb. (askanews) – Bilancio 2022 negativo per il vino italiano nel circuito retail e Grande distribuzione di USA, UK e Germania, che da soli valgono circa il 50% delle esportazioni italiane. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly (su base Nielsen-IQ), nei tre top buyer lo scorso anno sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per valori in riduzione del 5% a 4,7 miliardi di euro. Rispetto alle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro. Fra i tre mercati, le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il minus a volume a -5%. La Germania al -7% valoriale affianca una perdita del 10% volume (1,7 milioni di ettolitri). Nell’ultimo anno, forti erosioni dei volumi venduti negli Usa per Chianti (-9%), Lambrusco (-13%), Montepulciano d’Abruzzo (-12%), e Rossi piemontesi (escluso Barolo, -10%), mentre prosegue in scia positiva la corsa del Prosecco, a +4% (+41% sul 2019) e sul versante Rossi cresce del 5% il Brunello di Montalcino. In Germania, situazione complicata per il Primitivo (-8%) e contrazioni volumiche in doppia cifra per Pinot Grigio e Nero d’Avola, oltre a Lambrusco e Prosecco (-14,5%) anche nella sua versione frizzante (-26%). Prosecco giù anche nella storica piazza britannica (-15%), assieme a gran parte dei vini fermi (-10%), con l’eccezione dei Rosati che aumentano le vendite del 40%. L’Osservatorio spiega però che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione, corrisponde la riapertura del fuori casa, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente. In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni si riscontra infatti un ritorno più o meno soft ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo. “Queste contrazioni ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail; in un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto che la domanda del ‘fuori casa’ (ristoranti e locali) regga di fronte a una congiuntura difficile” ha commentato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, precisando che “ciò che non è normale è invece il surplus di costi che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione”. “Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore – ha concluso – e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni”. “Siamo convinti, ancor più in questo particolare momento storico, che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco” ha dichiarato l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese, ricordando che “per questo da 20 giorni siamo impegnati con Vinitaly in un Road Show di promozione del vino italiano e di selezione dei migliori buyer da invitare a Verona: una campagna senza precedenti in nove Paesi di tre Continenti”. “L’azione riflette un potenziamento del 30-40% degli investimenti sull’estero – ha concluso Danese – che, grazie anche al supporto di Ice-Agenzia, garantirà per il prossimo Vinitaly una crescita dei top Buyer nell’ordine del 40%, per arrivare al raddoppio nel 2024”.