Roma, 18 gen. (askanews) â La qualitĂ del lavoro in Italia è promossa a metĂ . Bene aziende e lavoratori al Centro Nord, indietro Mezzogiorno, lavoratrici e giovani. Ă questo il risultato delle analisi dei ricercatori dellâIstituto Nazionale per lâAnalisi delle Politiche Pubbliche su imprese e lavoratori contenuti nella V Indagine Inapp sulla âQualitĂ del lavoroâ che ha coinvolto oltre 15mila occupati (sopra i 17 anni) e 5mila imprese sul territorio nazionale. Il nostro Paese in una sorta di âterra di mezzoâ tra quelli dove la qualitĂ del lavoro è piĂš elevata, come i paesi scandinavi ma anche Germania, Austria, Svizzera e i paesi dellâEst Europa che sono in fondo alla classifica soprattutto per una scarsa protezione nel mercato del lavoro e dellâambiente lavorativo (Ocse). In particolare, il 24% dei nostri lavoratori percepisce a rischio la propria salute sul posto di lavoro, questo aspetto risulta piĂš preoccupante nel Mezzogiorno (28%) e tra i dipendenti pubblici (30%). Inoltre, piĂš di un terzo dei lavoratori (37%) dichiara di non avere alcuna flessibilitĂ rispetto allâorario, questo aspetto risulta addirittura piĂš marcato tra le donne (42%) specialmente se dipendenti nel pubblico (50%). Un ulteriore elemento critico evidenziato dai nostri lavoratori riguarda lâimmobilismo nelle carriere professionali, che coinvolge il 69% degli occupati e presenta valori addirittura maggiori tra i dipendenti pubblici e tra i giovani 18-34enni (73%). A Tutto ciò si aggiunge una crescente routinizzazione delle attivitĂ lavorative, che riguarda in particolar modo i lavoratori del Mezzogiorno, dove il 71% degli occupati dichiara di svolgere attivitĂ prevalentemente ripetitive e coloro incardinati in realtĂ produttive di piccolissime dimensioni (1-5 lavoratori) (68%). âI risultati dellâindagine dimostrano che le imprese che hanno puntato su innovazione, cambiamento organizzativo e buona gestione delle risorse umane sono riuscite a costruire una âfortezza virtuosaâ capace di resistere agli shock e di generare unâelevata qualitĂ del lavoroâ, ha spiegato il presidente dellâInapp Sebastiano Fadda. âSono, infatti, le imprese capaci di coniugare condivisione e partecipazione delle attivitĂ , elevata flessibilitĂ organizzativa, propensione allo smart working e forte orientamento allâinnovazione e al cambiamento, che hanno pagato meno lo scotto della recente crisi sanitaria: solo lâ11% di esse dichiara di aver subito forti effetti negativi dalla crisi per lâemergenza Covid, rispetto ad una incidenza media nazionale pari quasi al doppio (21%). Le imprese âtradizionaliâ sono invece quelle che hanno subito gli effetti maggioriâ. Per aumentare la qualitĂ del lavoro le analisi indicano che bisogna migliorare la gestione delle risorse umane e puntare sullâinnovazione. Chi lo ha fatto, parliamo dellâ8% delle imprese italiane, ha visto accrescere la propria competitivitĂ nei mercati e contemporaneamente la qualitĂ del lavoro per i propri dipendenti. Sono le imprese âsmartâ (intelligenti) come ribattezzate dallâINAPP. Imprese che si caratterizzano anche per unâampia partecipazione sia nella pianificazione delle attivitĂ (54,1% dei casi), che nella discussione dei cambiamenti organizzativi (73,6%) e attenzione al tema del life work balance (lâ81% delle imprese ritiene responsabilitĂ dellâazienda la conciliazione vita privata-lavoro). Per queste imprese la qualitĂ del lavoro non costituisce un costo, piuttosto un volano. Tra le imprese âsmartâ lâintroduzione di cambiamenti e innovazioni ha generato nel 85% dei casi un incremento della produttivitĂ e nel 78% di fatturato, ma anche, in circa il 70% dei casi, un aumento sia del benessere che della motivazione dei lavoratori. In queste aziende, inoltre i lavoratori hanno una maggiore stabilitĂ lavorativa (nel 91% di esse non sono presenti lavoratori a tempo determinato, e nel 78% dei casi il precariato porta alla successiva stabilizzazione). Oltre alle smart nello studio Inapp emergono altre tre categorie di imprese: le âtradizionali di qualitĂ â (50% delle imprese italiane) con un elevata consistenza di lavoratori permanenti, una bassa propensione allo smart working e un discreto livello di innovazione; le âibrideâ caratterizzate da un elevato livello di lavoratori a tempo determinato e una bassa propensione al lavoro agile delle attivitĂ (20% delle imprese italiane) e, infine, le âresilientiâ sia in termini di gestione delle risorse umane che dâinnovazione (16% delle imprese italiane).
Lavoro, Inapp: Italia promossa a metĂ : indietro sud, donne e giovani
Quinta indagine sulla QualitĂ del Lavoro
