Milano, 3 apr. (askanews) – L’ultima è stata Lorena, uccisa a 27 anni dal fidanzato a Messina. Altre si sono salvate, ma sono state prese a calci e pugni dal compagno, come una 26enne a Roma, picchiate dal marito, come una 27enne a Torino, accoltellate, sempre dal marito, come una 66enne ad Abbiategrasso, vicino Milano. Tutto nelle ultime settimane. Donne vittime della violenza degli uomini, come molte altre adesso intrappolate in casa a causa delle restrizioni per il Covid 19 con i loro aguzzini.
Un dramma nel dramma, raccontato dal crollo delle telefonate ai numeri di emergenza, come ha raccontato ad askanews Vita Salvo, operatrice e socia del centro antiviolenza Thamaia di Catania: “Nelle prime due settimane c’è stato un calo drastico, i primi giorni i telefoni non hanno squillato – ha detto – ora cominciano ad arrivare nuovamente richieste d’aiuto, questo perché la condizione di isolamento, dover condividere lo spazio con il maltrattante, rende la situazione più difficile da gestireâ€.
Una difficoltà emersa benissimo in alcune delle ultime richieste di aiuto ricevute dal centro: “Una donna ha dovuto interrompere più volte la telefonata, ma nel frattempo fra una telefonata e l’altra si riuscivano a dare suggerimenti per le strategieâ€. “Il marito usciva e tornava appositamente per controllarla, le vittime di violenza sono sempre controllate e in questo momento specifico per gli uomini è molto più facileâ€.
Sono diverse le iniziative messe in campo per aiutare le donne in difficoltà : la polizia ha aggiornato l’app “YouPol†per permettere di inviare velocemente richieste di aiuto e intervenire anche con la geolocalizzazione, il governo ha potenziato campagne informative, anche nelle farmacie, per diffondere il numero antiviolenza, 1522.
Ma se i centri sul territorio sono in difficoltà , il sistema non regge, ha spiegato Antonella Veltri la presidente della rete D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, che unisce 80 organizzazioni che gestiscono 109 centri antiviolenza e 92 case rifugio.
“Non abbiamo potuto accogliere nuove richieste nelle case rifugio per il problema del contagio e quindi ci siamo attrezzate autonomamente con un dispendio economico non indifferenteâ€, ha spiegato.
Soldi usati ad esempio per la sanificazione. Soldi che fino ad ora scarseggiavano, visto che i 30 milioni previsti per il 2019 per i centri antiviolenza sono stati sbloccati solo a inizio aprile. Soldi a cui le associazioni vorrebbero si aggiungesse anche un fondo straordinario, proprio per gestire l’emergenza Covid 19. Le risorse saranno ora gestite dalle regioni, a cui Dire chiede di definire rapidamente “criteri omogenei per l’assegnazione†per continuare al meglio il lavoro sul territorio che comunque non si ferma: “Noi abbiamo sin da subito dato un messaggio: ‘Ci siamo’ e continuiamo a gestire quella che per noi non è una emergenza perché la violenza sulle donne è un fenomeno strutturale che noi affrontiamo 365 giorni all’annoâ€, ha concluso.
L’associazione ha stilato sul suo sito (https://www.direcontrolaviolenza.it/emergenza-coronavirus-apertura-centri-d-i-re/) un elenco aggiornato dei centri operativi in questo periodo, con numeri e contatti. Qui si può sempre trovare un aiuto.
Riferimenti se hai bisogno di aiuto: Numero nazionale anti violenza e stalking: 1522 https://www.direcontrolaviolenza.it/ Telefono Rosa: 0637518282
Contatti del centro anti violenza Thamaia di Catania: Tel. 0957223990 lunedì – mercoledì – venerdì dalle 9 alle 13 e giovedì dalle 12 alle 16. La segretaria sempre attiva. https://www.thamaia.org/