Roma, caso Gugliotta: in appello condanne ridotte per agenti

Giudici riducono le pene. Attenuanti prevalenti su aggravanti

NOV 23, 2017 -

Roma, 23 nov. (askanews) – Condannati anche in appello, seppure con pene ridotte, gli agenti che picchiarono Stefano Gugliotta in occasione di un fermo avvenuto la sera del 5 maggio 2010, in occasione di una finale di Coppa Italia, a Roma. I giudici hanno riconosciuto la colpevolezza e dato 1 anno quattro mesi a Leonardo Mascia, Fabrizio Cola, Leonardo Vinelli, Michele Costanzo, Rossano Bagialemani. Altri quattro poliziotti hanno invece preso 2 anni e 6 mesi. Sono Guido Faggiani, Andrea Serrao, Roberto Marinelli e Andrea Cramerotti. La corte ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate.

In primo grado le pene arrivarono fino a 4 anni. Quella sera il ragazzo, che stava andando col motorino a una festa venne fermato in via del Pinturicchio, al quartiere Flaminio, vicino allo stadio Olimpico, e picchiato. In favore di Stefano è stato confermato il risarcimento di 40mila euro. Gli inquirenti nel corso della requisitoria aveva spiegato che non c’era alcun motivo di ordine pubblico che dovesse portare al fermo di Gugliotta e di un suo amico che erano in scooter. Come ricordato dagli stessi magistrati, un altro agente di polizia urlò contro i colleghi: “Ora basta con i manganelli”.

Lesioni gravi e falso sono reati per cui si è proceduto, a seconda delle singole posizioni. Secondo quanto chiarito nel processo Gugliotta, dopo aver visto a casa la partita di Coppa Italia, venne bloccato mentre si trovava in motorino con un amico in viale del Pinturicchio, abbastanza lontano dallo stadio Olimpico, teatro di scontri tra tifosi e forze dell’ordine.

Un video girato con un telefonino permise di ricostruire quanto avvenuto. Il ragazzo fu prima colpito da un pugno sferrato da un agente e poi malmenato a calci e manganellate dagli altri otto che lo arrestarono, senza che ne ricorressero le condizioni, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Gugliotta rimase in carcere una settimana, poi ottenne la libertà grazie al gip che ravvisò la mancanza delle esigenze cautelari.