Germania-Cina, Scholz parte per un difficile viaggio a Pechino

Polemiche interne ed esterne, ma il cancelliere tira dritto

NOV 3, 2022 -

Roma, 3 nov. (askanews) – Olaf Scholz porta una valigia pesante nel suo viaggio in Cina. Non solo piena di prospettive d’affari con Pechino, e non a caso il cancelliere tedesco sarà accompagnato da una folta delegazione imprenditoriale, ma anche di nodi irrisolti e polemiche. Perché il fatto che il capo del governo di Berlino si rechi a incontrare Xi Jinping, fresco di nomina a un inedito terzo mandato come segretario generale del Partito comunista cinese, e lo faccia come primo leader G7 dopo il XX Congresso Pcc, in piena solitudine sotto la bandiera tricolore tedesca e non quella azzurro-stellata dell’Unione europea, non è piaciuta né in Germania né in altre cancellerie europee, a partire da Parigi. Scholz, in un articolo pubblicato dalla Frankfurter Allgmeine Zeitung (FAZ), ha cercato di riequilibrare il senso della sua trasferta e ha assicurato che il viaggio è sia “da tedesco, sia da europeo”. Ha garantito che porrà, nel suo incontro con Xi, il tema del rispetto dei diritti umani e delle minoranze, come quella uiguro-musulmana dello Xinjiang. Ha anche chiesto alle imprese tedesche, che lo seguono, di ridimensionare “rischiose dipendenze” dalle alte tecnologie cinesi. L’articolo ha avuto anche il ruolo, per il leader socialdemocratico tedesco, d’inquadrare la questione dei rapporti con la Cina in una cornice ideologica che vede la sua sintesi nel concetto di pragmatismo. “L’esito del Congresso del Partito comunista che è appena terminato – ha scritto – non consente ambiguità: il richiamo al marxismo-leninismo occupa un più ampio spazio rispetto alle conclusioni dei precedenti congressi…Così come la Cina cambia, così deve cambiare il modo in cui noi ci rapportiamo alla Cina”. Vedremo se questo approccio servirà a placare le critiche interne, provenienti anche dal campo progressista a cui lo stesso Scholz appartiene. Il verde Konstantin von Notz – che dirige l’organo parlamentare per la supervisione dei servizi d’intelligence – ha per esempio detto al notiziario Tagesschau della rete televisiva ARD che, dietro le strategie economiche della Cina, ci sono “rivendicazioni imperiali e politica di potenza”. Quindi, ferma restando la potestà di Scholz di andare dove vuole, lui non si sarebbe recato a stringere la mano a un “dittatore”. Peraltro il congresso Pcc ha mandato segnali ben poco rassicuranti: Xi nel suo discorso ha tenuto aperta la possibilità di un intervento armato nei confronti di Taiwan e la scena dell’ex presidente Hu Jintao accompagnato fuori dalla Grande Sala del Popolo in maniera piuttosto brusca – secondo Pechino perché si sentiva poco bene – non ha reso più gradevole l’immagine della leadership cinese. L’opposizione tedesca, poi, ha attaccato Scholz a testa bassa. Il leader cristiano-democratico Friederich Merz ha detto, secondo ARD, che “nessuno prima di lui avrebbe fatto (la visita) a questa maniera, è scandaloso”. Però è anche vero che Angela Merkel, cancelliera per 16 anni durante i quali è stata leader incontrastata della stessa CDU, in Cina da capo del governo c’è stata ben 12 volte. E in molte di queste come ospite proprio di Xi Jinping. La Germania in realtà è fortemente legata alla Cina in termini economici. Lo dimostra il recente affare del porto di Amburgo, parte del quale è stato venduto al titano logistico cinese COSCO. In effetti la Cina è il principale partner commerciale della Germania come stato singolo, con un interscambio che ha raggiunto nel 2021 i 245 miliardi di euro. Tuttavia questo rapporto è posto a rischio dagli approcci regolatori distorsivi nel mercato interno cinese messi, tanto che il vicecancelliere tedesco Robert Habeck recentemente ha detto che Berlino non può “farsi ricattare” dalla Cina. Poi c’è il fronte esterno delle critiche a Berlino. A quanto hanno fatto filtrare fonti di Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron aveva proposto a Scholz di andare assieme a Pechino per mandare alla Cina un segnale di unità europea e di forza, ma il cancelliere ha deciso di fare da solo. E questo è uno dei motivi – assieme ai dissapori per il tetto al prezzo del gas russo – che ha messo recentemente in freddo i rapporti tra Francia e Germania. Tutte queste problematiche Scholz se le porta sul groppone in questo viaggio. Ma il cancelliere ritiene di essere nel giusto e di avere un approccio chiaro e pragmatico rispetto al rapporto con la Cina, probabilmente anche per non ripetere la caduta all’inferno già vista nelle relazioni con la Russia. “La Germania, che ha avuto una così penosa esperienza come quella della divisione durante la Guerra fredda, non ha interesse a vedere nuovi blocchi emergere nel mondo”, ha scritto Scholz. “Questo vuol dire, rispetto alla Cina, che naturalmente un paese con 1,4 miliardi di abitanti, una grande potenza economica, avrà un ruolo chiave sul palcoscenico mondiale in futuro, come lo ha avuto per lunghi periodi nel passato”.