Mosca va avanti, l’ultimatum (o la scommessa) del Cremlino punta sui referendum di annessione

Il 23 settembre al via nei territori ucraini occupati

SET 22, 2022 -

Ucraina Roma, 22 set. (askanews) – Nelle regioni del Sud-est e Sud dell’Ucraina controllate dalla Russia il 23 settembre inizia un referendum che non otterrà alcun riconoscimento internazionale e tantomeno verrà accettato dalle autorità di Kiev, ma che Mosca intende usare come strumento formale per dichiarare “l’unione” di questi territori alla Federazione russa, ovvero l’annessione. Ai votanti verrà chiesto di approvare o meno “la secessione dall’Ucraina, la creazione di uno Stato e la sua adesione” alla Federazione russa. Ma non sono ci sono conferme sui testi dei quesiti, che potrebbero prevedere la questione dell’indipendenza, senza l’unificazione alla Russia. QUANDO SI TIENE IL REFERENDUM Dal 23 settembre al 27 settembre, con procedure poco chiare: voto domiciliare raccolto dagli addetti all’organizzazione, voto virtuale, seggi ‘mobili’ e altre modalità sono state ipotizzate. Pochi giorni prima dell’annuncio del voto, in realtà, l’organizzazione dei referendum sembrava rinviata sine die almeno per le regioni di Kherson e Zaporizhzhia. Precedentemente, il Cremlino aveva fatto circolare la data del 4 novembre, giorno dell’Unità nazionale nella Federazione russa. DOVE SI TIENE IL REFERENDUM Nelle auto-proclamate repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Lugansk (LPR), nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. Le prime due regioni, entità separatiste del Sud-est ucraino che corrispondono a buona parte del territorio del Donbass, sono al centro di un conflitto tra separatisti e autorità centrali ucraine che nel 2014 è de facto sfociato in guerra aperta, con almeno 14mila morti. La richiesta di aiuto militare dopo il riconoscimento della loro indipendenza da parte della Russia russo è stata usata lo scorso febbraio da Mosca per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Quanto alla regione di Kherson (sempre nel mirino di una parte della controffensiva ucraina) e Zaporizhzhia, la componente filorussa è molto meno presente. Mosca non ha riconosciuto la loro indipendenza, contrariamente a Donetsk e Lugansk, ma ha installato amministrazioni filo-russe in questi due territori, che controlla solo parzialmente, soprattutto Zaporizhzhia. Si è parlato inoltre di seggi per i rifugiati in Crimea. Questo potrebbe preludere a simili formule in altre zone della Russia dove sono presenti cittadini fuggiti dalla guerra. La presa russa non è totale in nessuna delle quattro regioni dove si terrà il referendum, in particolare la Russia ha il controllo di un 60% dell’area di Donetsk. La percentuale di territorio ucraino in mano ai russi è sceso dal 20% a circa il 15% con la recente controffensiva da parte delle forze di Kiev. Si tratta di oltre 90.000 chilometri quadrati, un’area equivalente alla somma di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria e Veneto. Con la Crimea, annessa nel 2014, bisogna aggiungere ulteriori 27.000 chilometri quadrati. PERCHE’ MOSCA VUOLE IL REFERENDUM Con l’annessione delle regioni, teatro del conflitto armato tra Ucraina e Russia, ogni attacco al territorio dichiarato da Mosca parte integrante della Federazione russa diventa dal punto di vista russo un attacco diretto. A cui rispondere “con tutti i mezzi”, come ha minacciato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso sui referendum e la parziale mobilitazione. Implicitamente, il rischio è che la Guerra in Ucraina sfoci in uno scontro diretto tra Russia e Nato, dato che i membri dell’Alleanza atlantica forniscono armi e dati di intelligence alle forze ucraine e questo è equiparato da Mosca a un diretto coinvolgimento nel conflitto. La dottrina militare russa prevede l’uso dell’arma nucleare in caso di attacco al proprio territorio o in caso di “una minaccia esistenziale” rappresentata dall’uso di armi convenzionali. Putin ha definito esistenziale la minaccia del conflitto in corso, che a suo avviso ha come obiettivo finale “la distruzione della Russia” e la sua implosione in diverse regioni. In questo senso, i referendum sono una sorta di ultimatum lanciato dal Cremlino. O una azzardata scommessa per recuperare peso negoziale dopo la debacle militare di fronte alla controffensiva ucraina. Orm/Int14