Kim Jong Un: non rinunceremo mai alle armi nucleari

Pyongyang approva postura che prevede possibili attacchi preventivi

SET 9, 2022 -

Nordcorea Roma, 9 set. (askanews) – Il leader supremo nordcoreano Kim Jong Un ha ribadito oggi, facendo un discorso piuttosto bellicoso all’Assemblea suprema del popolo in occasione del 74mo anniversario della fondazione del Paese, che Pyongyang “non rinuncerà mai” alle armi nucleari, nel giorno in cui è stato approvato dall’organismo – in realtà non dotato di alcun potere reale in un paese in cui le decisioni sono centralizzate sulla figura del capo – un protocollo che prevede l’attacco nucleare preventivo. “Non ci sarà mai alcuna dichiarazione di ‘rinuncia al nucleare’ di ‘denuclearizzazione’ o alcun negoziato o trattativa che vada incontro alle condizioni dell’altra parte”, ha detto Kim facendo implicito riferimento alle pre-condizioni poste dagli Stati uniti per procedere sulla via della normalizzazione dei rapporti. “Finché sulla Terra esisteranno le armi nucleari ed esisterà l’imperialismo, la nostra scelta di rafforzare la potenza nucleare non si fermerà”, ha continuato il leader supremo. La norma approvata oggi dal “parlamento” nordcoreano rimpiazza una breve normativa del 2013 e, a quanto ha detto Kim, rende “irreversibile lo status del paese come stato nucleare”. Secondo quanto riferisce NK News, sito specializzato in questioni nordcoreane, all’articolo 6 stipula la legalità dell’uso di armi nucleari nel caso in cui sia stato “già condotto o imminente” un attacco nucleare o con altre armi di distruzione di massa contro la Corea del Nord. Tra i possibili scenari che consentono l’uso dell’arma nucleare, insomma, la nuova normativa include anche i segnali di un attacco “imminente”, il che vuol dire che per la prima volta viene ammessa la possibilità di un attacco preventivo che non è limitata all’eventualità di attacchi nucleari, ma anche a quelli con altre “armi di distruzione di massa”. Ancora, l’uso dell’arma atomica è ammessa nel caso in cui sia “inevitabile” il ricorso a questa soluzioone a causa di motivazioni “tattiche” in caso di guerra o in altre “situazioni” non meglio specificate in cui sia a rischio la sopravvivenza del regime o del popolo coreano. La catena di comando continua a far capo a Kim Jong Un, tuttavia nel caso in cui la leadership sia in pericolo è messo in campo un meccanismo di risposta “immediata” e “automatica” con l’obiettivo di annichilire “la fonte della provocazione e la leadership” nemica. L’insolita rivelazione di così tanti dettagli in merito alle condizioni di uso dell’arma tattica di distruzione di massa ha una spiegazione politica. L’arrivo alla presidenza della Corea del Sud di Yoon Suk-yeol, un presidente conservatore con un approccio molto più duro nei confronti di Pyongyang rispetto al suo predecessore Moon Jae-in, ha indurito i rapporti nella Penisola coreana. Il riferimento alla cancellazione della leadership nemica – spiega NK News – punta a richiamare l’analoga ipotesi prospettata dalla cosiddetta Kill Chain, il meccanismo di attacco preventivo delineato dall’amministrazione Yoon al Sud. Kim è stato chiaro nell’affermare che, con questa nuova legge, si vuole suggerire ai nemici di evitare errori di giudizio perché non vi sia un “disastro”. Cioè il leader supremo nordcoreano inquadra questa norma come una forma di prevenzione del conflitto rispetto a una nuova postura adottata dal fronte nemico – l’alleanza Usa-Corea del Sud – che giudica pericolosa e che, a suo dire, puntano al cambio di regime. D’altronde il quadro di duro confronto in corso nel Pacifico tra Washington e Pechino apre alla Corea del Nord grandi spazi di manovra, rendendo inevitabile un avvicinamento ulteriore alla Cina di Kim, che in passato da Pechino era stato considerato più un fastidio che un alleato. Non a caso il presidente cinese Xi Jinping oggi ha dichiarato: “La Cina è pronta a mantenere la cooperazione strategica con la Corea del Nord, rafforzare il coordinamento, mantenere, rafforzare e sviluppare congiuntamente le relazioni tra Cina e Corea del Nord al fine di apportare maggiori benefici a entrambi i paesi e ai loro popoli, oltre a contribuire alla stabilità, alla pace, sviluppo e prosperità della regione e persino del mondo intero”. (di Antonio Moscatello)