Il Papa: c’è il diritto di difendersi ma bisogna dialogare

E "le Nazioni Unite non hanno il potere di imporsi"

LUG 1, 2022 -

Ucraina Città del Vaticano, 1 lug. (askanews) – “Ci può essere una guerra giusta, c’è il diritto di difendersi, ma il modo in cui il concetto viene usato oggi deve essere ripensato” e “risolvere le cose con una guerra significa dire no alla capacità di dialogo, di essere costruttivi, che gli uomini hanno”. Così Papa Francesco in una intervista all’agenzia stampa argentina Telam. “Quello che accade in Ucraina lo viviamo da vicino e per questo ci preoccupiamo, ma pensiamo al Rwanda 25 anni fa, alla Siria 10 anni fa, al Libano con le sue lotte interne o al Myanmar oggi”, afferma Jorge Mario Bergoglio nell’intervista tradotta in Itaiano da Vatican News. “Quello che stiamo vedendo sta accadendo da molto tempo. Una guerra, purtroppo, è una crudeltà al giorno. In guerra non si balla il minuetto, si uccide. E c’è un’intera struttura di vendita di armi che la favorisce. Qualcuno esperto di statistiche mi ha detto, non ricordo i numeri, che se non si fabbricassero armi per un anno, non ci sarebbe più fame nel mondo. Credo – dice il papa – sia giunto il momento di ripensare il concetto di ‘guerra giusta’. Ci può essere una guerra giusta”, puntualizza, “c’è il diritto di difendersi, ma il modo in cui il concetto viene usato oggi deve essere ripensato. Ho affermato che l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale. Risolvere le cose con una guerra significa dire no alla capacità di dialogo, di essere costruttivi, che gli uomini hanno. Questa capacità di dialogo è molto importante. Esco dalla guerra e passo al comportamento comune. Pensa a quando stai parlando con qualche persona e, prima che finisci, ti interrompe e ti risponde. Non sappiamo ascoltarci. Non permettiamo all’altro di dire la sua. Bisogna ascoltare. Ascoltare quello che dice, ricevere. Dichiariamo guerra prima, cioè interrompiamo il dialogo. Perché la guerra è essenzialmente una mancanza di dialogo”. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha aggiunto il Papa -c’era molta speranza nelle Nazioni Unite. Non voglio offendere, so che ci sono ottime persone che lavorano, ma su questo punto non hanno il potere di imporsi. Contribuiscono sì a evitare guerre, e penso a Cipro, dove ci sono truppe argentine. Ma per fermare una guerra, per risolvere una situazione di conflitto come quella che stiamo vivendo oggi in Europa, o come quelle vissute in altre parti del mondo, non hanno alcun potere. Senza offesa. E’ solo che la costituzione di cui dispongono non dà loro potere”. Nell’intervista, Bergoglio si sofferma sulla guerra in Ucraina, come su quelle in Rwanda, Siria, e sulle violenze in Libano e Myanmar. Sono cambiati i poteri nel mondo e il peso di alcune istituzioni? “E’ una domanda che non voglio generalizzare troppo”, risponde il papa nell’intervista tradotta in italiano da Vatican News. “Voglio metterla così: ci sono alcune istituzioni benemerite che sono in crisi o, peggio ancora, che sono in conflitto. Quelle in crisi mi fanno sperare in un possibile progresso. Ma quelle in conflitto sono impegnate a risolvere questioni interne. In questo momento servono coraggio e creatività. Senza questi due elementi, non avremo istituzioni internazionali che possano aiutarci a superare questi gravissimi conflitti, queste situazioni mortali di morte”. Ska/Int14