Papa: alcuni usano la liturgia per portare la Chiesa indietro

"Mettono in questione il Concilio, dividono con ideologie"

MAG 7, 2022 -

Papa Città del Vaticano, 7 mag. (askanews) – Papa Francesco ha criticato i tradizionalisti cattolici che “usano” la liturgia per tentare di portare la Chiesa “indietro” nel tempo e rimettere in discussione le aperture del Concilio vaticano II (1962-1965). “E’ vero che ogni riforma crea delle resistenze”, ha detto Bergoglio ricevendo i docenti e gli studenti del Pontificio Istituto Liturgico sant’Anselmo. “Io – ha proseguito – mi ricordo, ero ragazzo, quando Pio XII cominciò con la prima riforma liturgica, la prima: si può bere acqua prima della comunione, digiuno di un’ora… ‘Ma questo è contro la santità dell’Eucaristia!’, si stracciavano le vesti. Poi, la Messa vespertina: ‘Ma, come mai, la Messa è al mattino!’. Poi, la riforma del Triduo pasquale: ‘Ma come, il sabato deve risorgere il Signore, adesso lo rimandano alla domenica, al sabato sera, la domenica non suonano le campane… E le dodici profezie dove vanno?’. Tutte queste cose scandalizzavano le mentalità chiuse. Succede anche oggi. Anzi – ha insistito Francesco – queste mentalità chiuse usano schemi liturgici per difendere il proprio punto di vista. Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione. E si usa la liturgia, per questo”. Il papa ha voluto sottolineare “il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico: andare dietro a forme, alle formalità più che alla realtà, come oggi vediamo in quei movimenti che cercano un po’ di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II. Allora la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia”. La vita liturgica, e lo studio di essa, ha detto ancora il pontefice argentino, “deve condurre a una maggiore unità ecclesiale, non alla divisione. Quando la vita liturgica è un po’ bandiera di divisione, c’è l’odore del diavolo lì dentro, l’ingannatore. Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia per questioni che non sono essenziali, anzi, per questioni superate e per prendere posizione, a partire dalla liturgia, con ideologie che dividono la Chiesa”.