Il no M5s alle spese sulla difesa agita il Pd, Letta: “Troveremo una soluzione”

L'idea di legare l'aumento alla difesa comune europea

MAR 24, 2022 -

Difesa Roma, 24 mar. (askanews) – Enrico Letta prova a sdrammatizzare, il segretario Pd non ha nessuna intenzione di alimentare una discussione lacerante come sarebbe quella sulle spese per gli armamenti, ma è un dato di fatto che la guerra in Ucraina sta mettendo a dura prova il centro-sinistra, o il fronte progressista come preferiscono i 5 stelle. Giuseppe Conte è perentorio, M5s non accetta di aumentare le spese militari, alla Stampa lo dice chiaramente: “Il Movimento non potrebbe fare altro che votare contro”. Il leader Pd, appunto, ribatte con grande prudenza. Nei giorni scorsi ha parlato più volte con Conte e quindi era preparato alla posizione espressa oggi: “Non credo che ci saranno problemi su questi temi – ha detto Letta a margine del convegno Anpi – Sono convinto che parlando e discutendo troveremo le soluzioni”. Basso profilo, appunto, anche perché lo stesso elettorato Pd ha una ampia componente storicamente pacifista, dalla tradizione ex Pci a quella cattolica. E anche Leu, con Pier Luigi Bersani, ha più volte sostenuto una posizione di cautela in queste settimane sull’invio di armi all’Ucraina e anche sull’aumento delle spese per la difesa. Anche per questo ha voluto andare di persona al congresso Anpi, cercando di ricucire un rapporto un po consumato negli ultimi tempi. In casa Pd, poi, sanno bene che la posizione di Conte “va letta molto in chiave interna”, come dice un parlamentare. “E’ innanzitutto una mossa contro Di Maio”. Tesi condivisa anche da un esponente di Leu: “Di Maio aveva dato l’ok sull’aumento delle spese militari, in commissione loro hanno votato a favore”. La via d’uscita può essere l’Europa, nel senso che la spinta verso la creazione di un vero sistema di difesa europeo può diventare l’elemento che rende accettabile per tutti un maggiore impegno economico nel settore militare. “Vediamo che decisioni arrivano dal Consiglio europeo e dalle riunioni Nato”, dice il parlamentare democratico. E anche l’esponente di Leu ammette: “Vincolare l’aumento delle spese militari alla difesa comune Ue potrebbe aiutare tutti a superare lo stallo”. Carlo Calenda, poi, usa l’argomento per bocciare, ancora una volta, il “campo largo” immaginato da Letta. “No dei 5 stelle alle spese per la difesa. No dei 5 stelle al gas e al nucleare. No dei 5 stelle ai campi eolici off shore. No dei 5 stelle… Punto. Siccome nei prossimi anni la nostra sicurezza dipenderà da queste scelte, come potrà governare la sinistra se per metà è composta da Verdi, Sel e 5 stelle?”. Certo, Letta non ha intenzione di fare passi indietro e anche Mario Draghi ribadisce che portare le spese per la difesa al 2% del Pil è “un impegno storico” preso da tutti i Paesi Nato, Italia compresa. Impegno che “continueremo a osservare”. Ma, appunto, il leader Pd ripete che tenere insieme Calenda e M5s è il suo obiettivo. Per Letta si tratta di fare un passo alla volta costruendo le condizioni per inserire questa decisione in un contesto che sia digeribile da tutti partiti che sostengono il governo. La stessa Lega, del resto, su questo punto non sembra intenzionata a fare barricate, come spiega il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo al Tg3: “E’ giusto rispettare accordi internazionali, abbiamo semplicemente chiesto di moderare un po le parole”. Di fatto, un ok all’aumento delle spese militari in cambio di una linea più prudente sull’invio di armi a Kiev. Certo, il rischio di un nuovo asse “giallo-verde” sulle armi preoccupa parecchi. Tra i parlamentari Pd non manca chi teme, alla fine, che i democratici si ritrovino in campagna elettorale nello scomodo ruolo di unici veri sostenitori della linea del governo. Un po la paura di fare il bis del 2012, quando c’era Mario Monti a palazzo Chigi. “Non va bene se gli altri fanno i distinguo sulle armi e dicono ‘prima pensiamo alle bollette (come ha fatto Conte oggi, ndr) e noi siamo quelli ‘con l’elmetto”. E Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera, avverte: “In questo momento non puoi permetterti di mettere in difficoltà un governo che sta affrontando dei passaggi delicatissimi, penso ad esempio al decreto energia, penso a tutte le riforme che abbiamo ancora in piedi, immagino che ci sarà responsabilità e consapevolezza del momento”. Adm/Int2