La Ue: urgente colmare il divario di vaccinazioni tra Paesi membri

Kyriakides: Stati con un tasso sotto il 55% sono un rischio per tutti

DIC 7, 2021 -

La pandemia Bruxelles, 7 dic. (askanews) – Dobbiamo “vaccinare quanti più cittadini europei il più presto possibile” e in modo coordinato, per “colmare il gap di immunizzazione” dal Covid nei paesi dell’Ue che sono rimasti indietro nei tassi di vaccinazione; questi paesi “rappresentano un rischio per l’Ue nel suo insieme”, perché “danno respiro alle varianti più severe e più trasmissibili” del virus. Lo ha detto questa sera a Bruxelles la commissaria europea responsabile per la Salute, Stella Kyriakides, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri della Sanità dell’Ue. “Tutti noi nella riunione di oggi – ha riferito la commissaria – abbiamo riconosciuto che ci troviamo di fronte a una situazione epidemiologica molto impegnativa a causa della combinazione di diversi fattori: l’elevata trasmissibilità della variante Delta, insieme all’ampio gap vaccinale e all’allentamento delle misure non farmaceutiche e dei comportamenti personali”. “Avevamo detto – ha ricordato Kyriakides – che l’inverno sarebbe stato un periodo impegnativo, e da due settimane stiamo seguendo da vicino i nuovi sviluppi relativi alla variante Omicron. Mentre aspettiamo che la scienza ci dia ulteriori informazioni, dobbiamo agire con urgenza ora e in modo coordinato. Abbiamo strumenti per rispondere rapidamente all’evolversi della situazione, a cominciare dai vaccini”. “Dobbiamo usare urgentemente i vaccini – ha sottolineato la commissaria – per colmare il divario di immunizzazione. Dobbiamo vaccinare il maggior numero di cittadini dell’Ue il più rapidamente possibile, dobbiamo proteggere più persone dalle conseguenze più gravi del virus e dalla diffusione di nuove varianti”. E mentre il tasso di vaccinazione nell’Ue ha raggiunto il 77% della popolazione adulta e il 66% della popolazione totale, “ci sono ancora – ha rilevato Kyriakides – sei Stati membri che hanno un tasso di vaccinazione complessivo inferiore al 55%”. I paesi in questione, secondo la mappa del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), sono Bulgaria (tasso di vaccinazione a completa 25,9/), Romania (38,3%), Slovacchia (46,3%), Croazia (47,7%), Polonia (54,0%) e Slovenia (55,3%). “I gruppi o le sacche di paesi o regioni meno vaccinati – ha avvertito la commissaria – rappresentano un rischio per l’Ue nel suo insieme. Danno respiro alle varianti più severe e trasmissibili. Non posso sottolineare abbastanza ancora una volta l’urgenza di procedere con le vaccinazioni”. D’altra parte, ha aggiunto, “è incoraggiante vedere che le campagne di richiamo sono ora in pieno svolgimento in molti Stati membri. Attraverso i nostri contratti congiunti” con i produttori, “l’Ue ha assicurato un numero sufficiente di dosi per vaccinare e tutti anche con la dose di richiamo”. Inoltre, ha ricordato Kyriakides, “se la scienza ci dimostrerà che è necessario, siamo anche in contatto con le aziende per garantire che versioni modificate dei vaccini e adattate a Omicron possano essere sviluppate e lanciate il più rapidamente possibile”. Accanto al lavoro sui vaccini, ha continuato la commissaria, “stiamo anche avanzando nel nostro lavoro riguardo a terapie sicure ed efficaci” contro il Covid, “in termini di approvazione e di negoziati per i contratti congiunti di acquisto, come abbiamo fatto per i vaccini”. Ma “al di là delle contromisure mediche, le ormai note misure di sanità pubblica (come le mascherine, il distanziamento sociale, la diffusione del Certificato Covid dell’Ue, ndr) si sono dimostrate efficaci contro tutti i virus e le diverse varianti, e restano cruciali nel controllo della trasmissione”. “Sappiamo tutti – ha riconosciuto Kyriakides – che è difficile chiedere nuovamente ai nostri cittadini, dopo quasi due anni di Covid-19, di continuare ad applicare questa autodisciplina e seguire queste misure ogni singolo giorno. È particolarmente difficile ora, con l’avvicinarsi del periodo di fine anno e l’aspettativa di tanti di potersi riunirsi con amici e famiglie. Ma se vogliamo proteggerci a vicenda, queste misure – ha sottolineato ancora la commissaria – sono più importanti che mai. Questa è una responsabilità e uno sforzo collettivo, dei cittadini, degli Stati membri e della comunità globale”. Kyriakides, infine, ha osservato che “mentre la variante Omicron è motivo di grande preoccupazione, il fatto che un virus muti non è una sorpresa, ma piuttosto un fenomeno naturale. Se non usiamo tutte le nostre risorse per vaccinare il mondo, le varianti continueranno ad emergere”. L’Europa, ha rivendicato la commissaria, “è il più grande donatore di vaccini nel 2021” e “un contributore chiave all’equità vaccinale, con oltre 300 milioni di dosi” inviate tramite il programma globale Covax ai paesi a reddito medio-basso. Così, ha concluso, l’Ue e gli Stati membri hanno “collettivamente superato l’obiettivo di donare almeno 250 milioni di dosi entro la fine del 2021”. Loc/Int2