Libano, morti e feriti a Beirut tra sostenitori di Hezbollah e Amal

Scesi in piazza contro il giudice che indaga su esplosione porto

OTT 14, 2021 -

Libano Roma, 14 ott. (askanews) – E’ di almeno tre morti e circa 20 feriti l’ultimo bilancio delle vittime dei colpi di arma da fuoco esplosi oggi a Beirut contro i sostenitori delle organizzazioni sciite Hazbollah e Amal mentre si stavano dirigendo verso il Palazzo di giustizia, dove era in programma una manifestazione di protesta contro il giudice che indaga sull’esplosione al porto dell’agosto 2020. Sul posto è stato dispiegato l’esercito che si è detto pronto ad “aprire il fuoco contro chiunque sia armato in strada e chiunque spari da qualsiasi direzione”, invitando i civili ad abbandonare le strade. In un comunicato congiunto, Hezbollah e Amal hanno riferito di “cecchini posizionati sui tetti degli edifici” che hanno aperto il fuoco contro i loro sostenitori, denunciando “un attacco messo a segno da gruppi armati e organizzati con l’obiettivo di trascinare il Paese in un conflitto”. Da settimane è alta la tensione nel Paese per l’inchiesta sull’esplosione al porto di Beirut guidata dal giudice Tarek Bitar, accusato da Hezbollah e Amal di averla “politicizzata”. I ministri del movimento Amal, guidato dal presidente del Parlamento Nabih Berry, e di Hezbollah hanno anche minacciato di abbandonare il governo appena insediato di Najib Mikati, in assenza di misure per rimuovere il magistrato. La manifestazione di oggi era stata indetta davanti al Palazzo di giustizia per contestare il mandato di arresto spiccato dal giudice contro il deputato ed ex ministro delle Finanze, Ali Hassan Khalil, braccio destro di Berry, per non essersi presentato all’interrogatorio fissato per lunedì scorso. E proprio oggi la prima istanza della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Khalil e dall’ex ministro per le Opere pubbliche, Ghazi Zaiter, anche lui oggi deputato, per ricusare il giudice Bitar. Bitar è il secondo giudice a guidare l’inchiesta, essendo subentrato al collega Fadi Sawan rimosso a inizio anno per il “legittimo sospetto” sulla sua neutralità, visto che la sua casa era stata danneggiata dall’esplosione, avanzato da Khalil e Zaiter. Ma Bitar ha seguito la linea tracciata dal suo predecessore e ha messo sotto inchiesta per omicidio colposo e negligenza Khalil, Zaiter e l’ex premier Hassan Diab, tra gli altri. Più di 200 persone sono morte e oltre 6.500 persone sono rimaste ferite nell’esplosione che ha devastato il porto di Beirut e gran parte della capitale libanese il 4 agosto 2020.