Cesvi: i conflitti sono la principale causa della fame nel mondo

Martina (Fao): supportare resilienza e inclusività dell'agricoltura

OTT 14, 2021 -

Alimentazione Roma, 14 ott. (askanews) – Sempre più numerosi e prolungati, i conflitti armati restano la principale causa della fame nel mondo. Nel 2020 erano 169 quelli attivi. Non a caso otto dei dieci Paesi con livelli di fame “allarmanti” o “estremamente allarmanti” coincidono con teatri di guerra: dalla Repubblica Democratica del Congo alla Nigeria, dal Sud Sudan alla Siria fino a Yemen e Somalia. Fame e guerra sono legate a doppio filo. E’ quanto emerge dal Global Hunger Index (GHI), uno dei principali rapporti internazionali per la misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e realizzato da Welthungerhife e Concern Wordlwide, due organizzazioni umanitarie che, insieme a Cesvi, fanno parte del network europeo Alliance 2015. Secondo il rapporto, i conflitti violenti hanno un impatto devastante sui sistemi alimentari poiché ne pregiudicano ogni aspetto, dalla produzione al consumo. E l’insicurezza alimentare duratura è tra le principali eredità di una guerra. Allo stesso tempo, l’aumento dell’insicurezza alimentare può condurre a conflitti violenti. Sebbene non siano ancora apprezzabili appieno gli effetti della pandemia sull’aumento della fame, già oggi appare evidente come lo shock economico che ne è derivato abbia pregiudicato la sicurezza alimentare. Si stima che il numero di persone in situazione di insicurezza alimentare acuta sia aumentato di quasi 20 milioni nel 2020 rispetto all’anno precedente. Secondo la FAO, per effetto della pandemia nel 2030 le persone denutrite saranno 657 milioni, circa 30 milioni in più. “La lotta alla fame è pericolosamente fuori strada. È urgente spezzare il circolo vizioso con cui fame e conflitto si alimentano l’un l’altro. Senza pace difficilmente potremo eliminare la fame nel mondo. Senza sicurezza alimentare non potrà esserci pace duratura. Allo stesso modo è necessario intervenire sulle conseguenze drammatiche della pandemia e sugli effetti devastanti del cambiamento climatico. Senza perdere l’obiettivo sulle cause profonde, a cominciare da povertà, disuguaglianze e sistemi alimentari insostenibili”, ha commentato la presidente di Fondazione Cesvi Gloria Zavatta, in occasione della presentazione dell’Indice della Fame. Come sottolineato più volta dalla Fao, la trasformazione dei sistemi alimentari è necessaria per contrastare gli effetti dei conflitti e dei cambiamenti climatici e simultaneamente garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, ed è ciò che potrebbe risultare come esito del recente vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari. “L’acuirsi dei conflitti è uno dei fattori scatenanti che determinano la fame e l’insicurezza alimentare – ha detto Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO – Conflitti e fame si rafforzano a vicenda, dobbiamo affrontarli insieme per porre fine a questo circolo vizioso, attraverso interventi umanitari e progetti di sviluppo ben coordinati e complementari. Gli interventi che aumentano la resilienza e l’inclusività dei mezzi di sussistenza basati sull’agricoltura e supportano la sicurezza alimentare hanno un ruolo importante nella promozione della pace, poiché affrontano non solo i sintomi ma anche le cause profonde del conflitto”.