Aborto e comunione, vescovi Usa alla prova con Biden (e il Papa)

Un voto è previsto giovedì dopo la frenata del Vaticano

GIU 16, 2021 -

Usa Città del Vaticano, 16 giu. (askanews) – ‘Lo so cosa pensano di me, soprattutto in America, mi considerano un papa massone perché mi interesso di argomenti come gli armamenti… ma la Chiesa deve parlare profeticamente’. La frase, pronunciata in un incontro privato, misura la distanza tra Francesco e i suoi detrattori statunitensi. Una mancanza di sintonia che aleggia anche nei settori più conservatori dell’episcopato e che potrebbe materializzarsi in un drammatico voto giovedì per negare la comunione a Joe Biden, colpevole, in sostanza, di essere ‘cattolico adulto’. Bergoglio e un pezzo di Chiesa Usa non si sono mai amati. E non perché il papa è argentino. Il cattolicesimo a stelle e strisce si è andato radicalizzando col tempo. Sotto Giovanni Paolo II, dapprima, poi con Benedetto XVI, è cresciuta una leva di vescovi sempre più in sintonia con il parito repubblicano, sempre più vicini all’oltranzismo di un certo mondo evangelical, sempre più sul piede di guerra con l’ambientale cultura secolarizzata (‘culture war’) e sempre più ossessionati dalla questione dell’aborto e, più in generale, dai ‘life issues’, le questioni relative alla vita. In modo, però, selettivo: svariati pastori hanno difeso la vita del nascituro con vigore ben superiore a quello dedicato ai migranti morti al confine con il Messico, agli afro-americani uccisi dalla polizia o ai condannati alla pena capitale. Se c’è un’ampia galassia del cattolicesimo Usa che si riconosce con entusiasmo nel pontefice venuto ‘quasi dalla fine del mondo’, tra diversi vescovi c’è stato freddezza fin dal primo momento. Ed è aumentata quando, nel 2016, fu eletto Donald Trump. Abile a sfruttare le divisioni interne al corpo cattolico, grazie a consiglieri come Steve Bannon, e deciso ad individuare il pontefice che parla con la Cina, tende la mano all’islam mondiale, difende i migranti e si spende per la cura dell’ambiente come un avversario. Una parte di episcopato lo ha più o meno apertamente seguito. L’elezione di Joe Biden, il secondo cattolico alla Casa Bianca dopo John Fitzgerald Kennedy, ha fatto esplodere la contraddizione. Cattolico liberal, Biden, ha scritto Massimo Faggioli, storico italiano del cristianesimo trapiantato negli Stati Uniti, ha dovuto subito affrontare ‘la divisione netta dei cattolici in due campi ideologici e partitici’ e la sfida rappresentata da un vero e proprio ‘trumpismo cattolico’. Il nuovo inquilino della Casa Bianca, in particolare, è stato preso di mira per la sua posizione ‘pro choice’, ossia a favore della libertà di scelta in materia di interruzione di gravidanza: posizione in realtà dettata non dall’accettazione dell’aborto, ma dal rispetto di una sentenza della Corte suprema (la quale corte, peraltro, ora a trazione conservatrice, tornerà ad esprimersi sul tema l’anno prossimo). In punto di diritto la questione è lungi dal fare l’unanimità. Il canone 915 del codice stabilisce infatti che ‘non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto’. Quanto all’aborto, il canone 1398 stabilisce che ‘chi ricorre all’aborto, conseguendone l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae’ e il canone 1329 estende tale scomunica i ‘complici’ di un delitto. Per i conservatori, un politico ‘pro choice’ rientra nel novero dei complici, per i progressisti no, tanto più quando un cattolico come Biden è personalmente contrario all’interruzione di gravidanza, ma rispettoso della giurisdizione statale. Contro il nuovo presidente, ad ogni modo, il fuoco di fila è iniziato subito: mentre papa Francesco salutava l’elezione di Biden con un messaggio tempestivo, il presidente della conferenza episcopale Usa, l’arcivescovo di Los Angeles José Gomez (Opus Dei), pubblicava una nota – duramente contestata dal cardinale ‘bergogliano’ Blaise Cupich di Chicago – nella quale sottolineava che il nuovo presidente ‘si è impegnato a perseguire determinate politiche che promuoveranno i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, soprattutto nelle aree dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere’. Nei giorni successivi – lo ha rivelato il National Catholic Reporter – l’episcopato ha provato a costituire una commissione incaricata di esaminare il problema rappresentato da un cattolico ‘pro choice’ alla Casa Bianca, iniziativa preso naufragata. Quando ha messo in cantiere un documento per affermare il carattere ‘preminente’ dell’aborto nella valutazione morale di un politico cattolico e della sua ‘dignità di ricevere la comunione’, dalla Santa Sede è arrivata una netta, e irrituale, frenata. Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Louis Ladaria, ha scritto una lettera a monsignor Gomez, a inizio maggio, per chiarire che ‘sarebbe fuorviante’ se l’affermazione circa il carattere ‘preminente’ dell’interruzione di gravidanza ‘desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia da soli costituissero le sole materie gravi per l’insegnamento morale e sociale cattolico che richiedano la più piena adempienza da parte dei cattolici’. Il porporato a capo del dicastero che tutela l’ortodossia cattolica ha scritto poi che i vescovi statunitensi dovrebbero fare ‘ogni sforzo per dialogare con altre conferenze episcopali mentre formulano questa posizione al fine di imparare reciprocamente e presevrare l’unità della Chiesa universale’. Ladaria ha ricordato, inoltre, che l’ipotesi di un simile documento sul tema era stato sollevato dai vescovi statunitensi nel corso della loro visita ‘ad limina apostolorum’ a Roma nel 2019-2020, e che già allora la congregazione per la Dottrina della fede aveva raccomandato di ‘dialogare tra vescovi al fine di preservare l’unità della conferenza episcopale di fronte ai disaccordi su temi controversi’. Inoltre, ‘una simile posizione, data la sua natura potenzialmente contenziosa, potrebbe avere l’effetto opposto e divenire una fonte di discordia anziché di unità all’interno dell’episcopato e la più ampia Chiesa negli Stati Uniti’. Prima di pubblicare un documento del genere, dunque, il porporato spagnolo ha raccomandato ai vescovi di svolgere prima un ‘dialogo ampio e sereno’ in due tempi. Prima il dialogo tra pastori con l’obiettivo di ‘mantenere l’unità’ della conferenza episcopale e poi un confronto con i politici cattolici che ‘all’interno della loro giurisdizione adottano una posizione ‘pro-choice’ sulla legislazione relativa all’aborto, all’eutanasia o ad altri mali morali, per comprendere la natura della loro posizione e la loro comprensione del magistero cattolico’. Una volta concluso questo doppio dialogo, l’episcoptato, secondo Ladaria, ‘avrebbe il difficile compito di discernere il modo migliore per procedere affinché la Chiesa negli Stati Uniti possa testimoniare la grave responsabilità morale degli ufficiali pubblici cattolici per proteggere la vita umana in ogni suo stadio’. Se la conferenza decidesse effettivamente di ‘formulare una posizione nazionale sulla dignità di ricevere la comunione’, tale diciarazione ‘dovrebbe esprimere – ha sottolineato Ladaria – un vero consenso dei vescovi sulla questione, osservando il prerequisto che ogni decisione della conferenza in questo ambito rispetti i diritti dei singoli vescovi nella loro diocesi e le prerogative della Santa Sede’. Il cardinale ha consigliato poi ai vescovi Usa che ‘ogni affermazione della conferenza episcopale relativa ai leader politici cattolici dovrebbe essere contestualizzata nella più ampia cornice della dignità di ricevere la Santa Comunione da parte di tutti i fedeli, anziché da parte di una sola categoria di politici, riflettendo il loro obbligo di conformare le loro vite all’intero Vangelo di Gesù Cristo nel momento in cui si preparano a ricevere il sacramento’. Raccomandazioni, suggerimenti, sollecitazioni che hanno avuto un effetto relativo. Se, come conferma l’agenda dell’assemblea plenaria che si svolge virtualmente da oggi a sabato, giovedì pomeriggio (prevedibilmente sera inoltrata in Italia) verrà posto al voto della ‘maggioranza dei membri presenti e votanti’ un interrogativo così formulato: ‘Il corpo episcopale approva la richiesta che la commissione dottrinale proceda nello stendere la bozza di una dichiarazione formale sul significato dell’eucaristia nella vita della Chiesa?’. L’episcopato – dopo otto anni di pontificato diversi sono i vescovi nominati da Bergoglio – è diviso, il clima è surriscaldato. Tanto che basta che il papa pronunci all’Angelus del Corpus Domini una frase che ha già detto e scritto più volte, ‘l’Eucaristia non è il premio dei santi, no, è il Pane dei peccatori’, perché più d’uno la interpreti come una critica ai vescovi. E basta che la Catholic News Agency ed altre testate conservatrici ipotizzino che nel corso del viaggio in Europa Biden vedrà il papa – ipotesi mai avallata né dalla Casa Bianca né dalla Sede apostolica – per poi trasformare l’incontro non avvenuto in uno smacco al presidente. Di certo, come ha spiegato al New York Times padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà cattolica, ‘la preoccupazione in Vaticano è di non utilizzare l’accesso all’eucaristia come arma politica’. E di non spaccare la Chiesa col pretesto di Biden.