Sudan udienza forse il 10 giugno per imprenditore italiano Zennaro

A fine maggio missione a Kartohum di Vignali

GIU 8, 2021 -

Sudan Roma, 8 giu. (askanews) – Potrebbe essere rinviato a giudizio il 10 giugno – scrive sul dito Focus on Africa Antonella Napoli – l’imprenditore veneto Marco Zennaro, sotto inchiesta in Sudan, alla fine dell’istruttoria per un secondo procedimento giudiziario, partito per una nuova denuncia, se non venisse accolto il ricorso presentato dal suo avvocato, Aldo Silanos. Il primo caso, per il quale era stato arrestato a Khartoum il 1° aprile scorso con l’accusa di truffa presentata daila Galabi&sons, si è concluso con l’archiviazione lo scorso 25 maggio e la pronuncia del procuratore generale della sentenza inappellabile a fronte del risarcimento concordato tra le parti di 400mila euro, Ma alla causa penale dismessa, per cui Zennaro è stato recluso nel commissariato di Bahri per 60 giorni, si è sovrapposta una controversia con un altro partner commerciale. la societa ShiekAldien. L’avvocato della famiglia di Marco Zennaro, che è a Khartoum con il padre Cristiano, ha presentato un ricorso per chiedere la non procedibilità in quanto la società in questione non avrebbe alcun titolo per promuovere la causa essendo il va loro diretto cliente una societa’del Dubai . Per quanto riguarda il merito della controversia, ovvero le specifiche e la qualità del materiale in questione, i Zennaro sostengono che i trasformatori sono invece conformi a quanto pattuito è che il problema sia insorto quando le procedure per l’accettazione della merce, previste nelle specifiche SEDEC concordate, non sono state rispettate a causa della pandemia di Covid 19. Le prove sarebbero state eseguite presso il laboratorio della ditta locale SUDATRAF, che l’imprenditore afferma siano loro concorrenti e pertenuto ha chiesto la ripetizione a proprie spese delle prove in laboratori internazionali indipendenti. La Zennaro contiene a sottolineare che in 25 anni di rapporti commerciali ha fornito oltre 3000 trasformatori alla Società elettrica nazionale del Sudan senza mai alcuna contestazione di sorta e ha attrezzato per la suddetta azienda pubblica una fabbrica di trasformatori formando 100 tra operai e tecnici NEC a Marghera, nel Veneto. Nonostante la credibilità e l’esperienza del capostipite della famiglia Zennaro, qualcosa è andato storto e ora la società si trova a far fronte a più contenziosi (fonti autorevoli di Focus in Africa non confermate dalle autorità giudiziarie parlano di quattro denunce) per circa 2 milioni di euro. ,La situazione è dunque molto complessa e l’Ambasciata d’Italia a Khartoum, in coordinamento con la Farnesina, segue la vicenda con grande attenzione fin dall’inizio, svolgendo regolari visite consolari al connazionale (oltre 60 dal 1° aprile a oggi) e mantenendo un contatto permanente con i familiari. Lo stesso ministero degli Esteri, dopo la visita del direttore generale del Dipartimento Italiani all’estero e cooperazione, ha fatto sapere attraverso una nota che l’Ambasciatore Gianluigi Vassallo non ha mai cessato di sollevare il caso con le più alte istituzioni del Sudan, chiedendo chiarimenti ufficiali e, in assenza di motivi tali da giustificarne la detenzione, il rilascio del connazionale. Analogo messaggio è stato veicolato dalla Farnesina all’Ambasciata del Sudan in Italia. La Farnesina ha inoltre tenuto a precisare che il 24 maggio scorso, su istruzione del ministro Luigi Di Maio, la viceministra Marina Sereni ha sottolineato al suo omologo sudanese l’attenzione con cui l’Italia segue questa vicenda, come conferma la missione del 30 e 31 maggio, di Vignali a Khartoum, dove ha più volte visitato il connazionale ed è riuscito a ottenere alcuni miglioramenti del suo regime di detenzione. Il 2 giugno, Marco Zennaro è stato trasferito in una struttura detentiva più organizzata, la stazione di polizia di Shimal a Khartoum, dove dispone di una brandina in un’area comune non sovraffollata e ha accesso a servizi e spazi esterni; può inoltre utilizzare il proprio telefono cellulare per comunicare con la famiglia e ricevere visite da parte dei familiari e del personale dell’Ambasciata in orari predefiniti. Il Direttore Generale ha inoltre chiesto alle massime Autorità locali di consentire al connazionale di trascorrere gli arresti domiciliari in albergo. La missione di Vignali ha consentito di prendere contatto con le controparti private sudanesi per fare il punto sul negoziato per una soluzione stragiudiziale della controversia commerciale che è alla base della vicenda giudiziaria.