Abusi, operativa la sanzione vaticana per i vescovi insabbiatori

Già tre presuli dimessi in forza della norma voluta da Francesco

APR 21, 2021 -

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – E’ entrata in funzione senza grande clamore una delle norme più incisive varate dal papa per il contrasto agli abusi sessuali sui minori, ossia le dimissioni del vescovo che, per negligenza o per dolo, ignora le denunce contro un sacerdote pedofilo della sua diocesi.

Nel giro di poche settimane si sono ritirati per questo motivo tre vescovi, due in Polonia (il vescovo emerito di Danzica, Slawoj Leszek Glódz, e il vescovo di Kalisz, Edward Janiak) e uno negli Stati Uniti (il vescovo di Crookston in Minnesota, Michael J. Hoeppner). Sono i primi tre casi – almeno i primi noti – che mostrano che la nuova disciplina sanzionatoria, dopo una fase di rodaggio, è operativa.

Caso distinto, il vescovo di Amburgo, in Germania, Stefan Heße ha recentemente chiesto e ottenuto dal papa un periodo di congedo dopo la pubblicazione di un rapporto sull’insabbiamento delle denunce avvenuto nella diocesi di Colonia quando egli era vicario generale del cardinale Joachim Messner.

La disposizione è contenuta in un motu proprio approvato da Francesco nel maggio del 2019, “Vos estis lux mundi”, Voi siete la luce del mondo. La nuova normativa ha avuto bisogno di un certo periodo per entrare in funzione. Due sono i motivi. Il provvedimento papale, innanzitutto, ha obbligato tutti i vescovi del mondo a predisporre, nel giro di un anno dalla promulgazione, “un sistema pubblico, affidabile e accessibile, per assicurare che le vittime siano accolte e ascoltate, e che chi segnala sia protetto da eventuali ritorsioni”, come ha avuto a spiegare padre Federico Lombardi sulla Civiltà cattolica; ogni diocesi del mondo deve ormai avere uno sportello per le denunce: obbligo che, in realtà, non è stato rispettato ovunque. In secondo luogo, la rimozione del vescovo colpevole avviene solo a valle di una indagine che necessita, a sua volta, di un certo tempo.

Il meccanismo, in realtà, scaturisce dal combinato disposto della “Vos estis lux mundi” e di un precedente motu proprio, approvato da Jorge Mario Bergoglio a giugno 2016, “Come una madre amorevole”, che, recependo la proposta di introdurre nell’ordinamento giudiziario ecclesiastico la fattispecie di reato dell’abuso d’ufficio episcopale, stabiliva che tra le “cause gravi” che il Diritto Canonico già prevede per la rimozione di un vescovo andava inclusa anche la negligenza rispetto ai casi di pedofilia. Innestandosi su questa prima normativa, “Vos estis lux mundi” – frutto del vertice voluto dal papa in Vaticano dal 21 al 24 febbraio del 2019 con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo – ha introdotto l’obbligo per preti e religiosi di denunciare gli abusi al loro vescovo, sancendo il divieto di imporre il vincolo del silenzio e dettagliando le modalità di indagine che, essendo l’indagato un vescovo, sono state affidate al suo immediato superiore, ossia all’arcivescovo metropolita della sua regione.

Ora questo complesso meccanismo si è messo in moto. E se già dopo la pubblicazione di “Come una madre amorevole” alcuni vescovi statunitensi avevano preventivamente rassegnato le dimissioni prevedendo, evidentemente, che sarebbero stati trovati colpevoli, ora sono stati colpiti tre vescovi a valle dell’indagine dei rispettivi arcivescovi metropoliti.

Sebbene “Come una madre amorevole” preveda, testualmente, la “rimozione dall’ufficio ecclesiastico”, in concreto è dalla nota diramata nei giorni scorsi dalla diocesi di Crookston che emerge quale prassi adottata: “Dopo un’estesa indagine, il Santo Padre, Papa Francesco, ha chiesto, ed accettato, che il vescovo Michael Hoeppner rassegnasse le sue dimissioni dal governo pastorale della diocesi”, nominando peraltro un amministratore apostolico che reggerà la diocesi fino alla nomina del successore. Nel caso del vescovo statunitense, più precisamente, le indagini hanno preso la mossa dalla segnalazione del fatto che egli “non aveva osservato norme applicabili quando gli sono stati denunciati abusi sessuali che coinvolgevano il clero della diocesi”. Nel caso della Polonia, invece, è stata la conferenza episcopale a pubblicare due comunicati della nunziatura apostolica a Varsavia, dalla quale emerge – altro elemento che illustra quale è la prassi adottata – che i due vescovi sono stati invitati a risiedere fuori diocesi, a non partecipare a qualsiasi celebrazione religiosa, e a pagare un’adeguata somma ad una fondazione che si occupa delle vittime degli abusi.

“E’ un ottimo segno”, ha commentato il vescovo Wojciech Polak, delegato della conferenza episcopale per il problema. “La responsabilità dei vescovi non è uno slogan vuoto. Quando i casi di abuso non vengono adeguatamente indagati, questo ha delle conseguenze. Prendersi cura delle vittime del clero, ascoltare la segnalazione degli abusi e applicare il diritto canonico è parte della missione di ciascun vescovo”.

Proprio in questi giorni, peraltro, è stato presentato un nuovo Diploma in Giurisprudenza Penale, che la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Gregoriana offrirà a partire dall’anno accademico 2021-2022. “Il campo degli abusi sessuali è quello che ha fatto “scattare la molla”, perché ha messo in evidenza molte debolezze”, ha spiegato il gesuita Damián Guillermo Astigueta, coordinatore del Diploma. “Tuttavia il diritto penale nella Chiesa affronta una molteplicità di campi. C’è l’abuso spirituale, l’abuso di potere, gli abusi di carattere economico. Un tratto innovativo sarà proprio lo studio degli abusi di carattere economico, riguardanti una materia poco conosciuta ma di grande urgenza: in questi anni molti beni ecclesiastici e artistici si sono persi per profitto personale o di terzi”. Un’attenzione particolare verrà riservata agli abusi nei confronti di minori, in collaborazione con il Centre for Child Protection della Pontificia Università Gregoriana, e agli abusi di carattere economico. Accanto ai corsi monografici, alcuni seminari affronteranno la messa in pratica dei diversi ruoli all’interno del processo. “Nella Chiesa c’è necessità di imparare il diritto canonico non solo nella dimensione teoretica, ma anche nelle sue applicazioni”, prosegue il professor Astigueta.