Caso Regeni, “gli 007 egiziani inscenarono una rapina finita male”

Secondo un testimone il fatto sarebbe avvenuto 36 ore prima del ritrovamento del corpo

APR 14, 2021 -

Roma, 14 apr. (askanews) – Una “rapina finita male”. Questo inscenarono sul momento gli uomini della National Security egiziana appresa la morte di Giulio Regeni, la mattina del 2 febbraio 2016. Quasi 36 ore prima del ritrovamento del corpo senza vita del giovane ricercatore universitario friulano alla periferia del Cairo. La circostanza è stata sottolineata da una testimonianza resa negli ultimi giorni da un egiziano che ha incontrato il pubblico ministero Sergio Colaiocco e gli investigatori del Ros dei carabinieri e dello Sco della polizia.

Il soggetto in questione, in particolare, ha spiegato che la sera del 2 febbraio del 2016 era con il suo amico Mohamed Abdallah, il portavoce del sindacato dei indipendente degli ambulanti del Cairo: “Ho notato che era palesemente spaventato. Lui mi ha spiegato che Giulio Regeni era morto e che quella mattina era nell’ufficio del commissariato di Dokki in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam (Helmi, ndr – uno degli ufficiali sotto accusa) quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia della morte e che la soluzione per deviare l’attenzione da loro era quella di inscenare una rapina finita male”.

Abdallah – secondo chi indaga – è colui che ha denunciato l’attività di ricerca di Giulio ritenendola pericolosa.

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