Rimosse a New York le state di Costantino Nivola

Nell'Upper West Side

APR 13, 2021 -

Roma, 13 apr. (askanews) – A New York, scrive La Voce di New York, si sacrificano le statue italiane per migliorare l’edilizia pubblica Nel bel mezzo dell’Upper West Side, l’amministrazione ha deciso di rimuovere le opere dell’artista sardo Costantino Nivola in nome della sostenibilità È difficile dare un senso all’azione politico-amministrativa che da qualche tempo procede indisturbata in molti angoli dell’Upper West Side, apportando migliorie nell’edilizia pubblica (scuole incluse) e costruendo nuove residenze private, tutto nel nome della sostenibilità. La recente rimozione delle statue dei cavallini dell’artista Costantino Nivola potrebbe rientrare proprio in questo contesto. Eppure, lo sgomento è tanto e difficile da digerire.

La rimozione delle statue dalla loro prateria urbana, che si estende fra la novantesima e la novantunesima strada, fra Amsterdam e Columbus Avenue, è avvenuta in modo grossolano, addirittura recidendo le zampe-sostegno degli amati cavallini. È difficile, dicevo, anche per chi come me vive in questa zona da appena 8 anni, che la frequenta e che spesso passa davanti al complesso “Wise Towers” solo per ammirare le opere del nostro “Tino”.

Come accennavo, le misure per la riqualificazione di diverse zone dell’area metropolitana di New York vanno avanti da tempo e molti, a iniziare dalla Presidente del Borough di Manhattan Gale Brewer, sono all’erta. raccomandando a chiare lettere il coinvolgimento delle fondazioni e delle non profit. Quello che lascia tutti sconcertati è la facilità con la quale vengono autorizzati dei lavori in luoghi compatti, densamente popolati e frequentati, che richiedono l’uso di grossi mezzi escavatori.

Solamente la tenacia delle associazioni dei residenti o dei genitori delle scuole adiacenti è stata talora in grado di fermare o posticipare l’inizio di operazioni ritenute pericolose per l’ambiente, così come per le persone. Stavolta, invece, la chiusura di molti edifici pubblici, piegati dalla regola del “2-case” (bastano due test di positività al Covid per chiudere un intero edificio pubblico di diversi piani), ha fatto sì che l’intervento avvenisse in quattro e quattr’otto.

Siamo consapevoli dell’inizio di un dialogo fra la Fondazione Museo Nivola, lo studio di architettura Stein e le autorità: un dialogo che è appena agli inizi. Per questa ragione invitiamo le associazioni dei residenti, le fondazioni italiane e di New York, municipali e statali, di quartiere e non, a firmare e condividere la petizione per mantenere vivo l’interesse e la memoria dell’opera di Nivola. Perché “la conoscenza è la migliore difesa contro l’oblio”.