Unità di Crisi, l’innovazione tecnologica contro la pandemia

Responsabile Unità, Verrecchia, a Commissione Esteri

APR 7, 2021 -

Roma, 7 apr. (askanews) – L’Unità di crisi della Farnesina “si occupa da trent’anni degli interessi degli italiani, in un ambito ristretto ma importante come il terrorismo, la pirateria, e oggi le gravi emergenze sanitarie e pandemiche”: lo ha ricordato il responsabile dell’Unità, Stefano Verrecchia, nel corso dell’audizione tenuta mercoledì presso la Commissione Esteri della Camera.

Verrecchia ha sottolineato come l’Unità di crisi abbia ampliato le proprie attività su questo ambito atraverso un miglioramento e l’innovazione degli strumenti a diposizione, che hanno ormai raggiunto una certa maturità tecnologica: primo fra tutti il sito di Viaggiare sicuri, che è ormai un sito istituzionale del governo italiano.

Poi il sito di Dove siamo nel mondo, che è “forse l’elemento più significativo ma più complicato da far arrivare all’attenzione dei nostri connazionali”, ha spiegato Verrecchia: prima della pandemia “avevamo un milione di regsitrati, l’anno scorso circa 350 mila” perché ovviamente si viaggia di meno, ma “il tallone d’achille è la resistenza psicologica dei nostri connazionali nel dare i propri dati o le ragioni dei propri spostarmenti”.

Esiste infatti un certo timore di essere controllati nei propri spostamenti, ma – ricorda Verrecchia – i dati forniti non vengono conservati oltre le 48 ore. Infine, l’app dell’Unità di crisi che sintetizza i due strumenti precedenti, ai quali fornisce un accesso diretto e nello stesso tempo interagisce con l’utilizzatore, dando una serie di elementi come ad esempio il safety check.

“Per la crisi pandemica che ha così tanto condizionato la nostra attività nello scorso anno abbiamo aggiunto altri elementi”, ha proseguito Verrecchia: “Una crisi che per noi è iniziata il 24 gennaio con i connazionali da far rientrare dalla Cina, e che in quel momento sembrava di natura locale”.

Da allora l’Unità di crisi ha coordinato 1.200 operazioni di rientro in 121 Paesi, che hanno coinvolto 110-120mila connazionali: operazioni messe in atto attraverso due diversi canali di intervento, come ha ricordato Verrecchia.

Da un lato infatti vi è il rapporto diplomatico con i singoli Paesi, attarverso un negoziato oppure tramite le nostre sedi diplomatiche o con un intervento diretto dell’Unità; dall’altro, la sollecitazione alle compagnie aeree per la riapertura di alcune tratte che in quel momnento nonerano di intersse commerciale.

Infine, ha concluso Verrecchia, “abbiamo creato un questionario Infocovid che ha avuto un enorme successo, visibile da molti siti, che riporta un aggiornamento delle norme di rientro o dell’uscita dall’Italia”, uno strumento che ha avuto 16 milioni di fruitori ed è stato di ispirazione per altri Paesi (molti dei quali hanno inserito un link nei loro siti istituzionali).

Soprattutto, è servito ad alleviare la pressione sulla sala operativa dell’Unità di Crisi – che ha dovuto occuparsi di migliaia di chiamate al giorno – permettendole così di allegerire gli interventi di natura meramente informativa per occuparsi delle questioni di importanza operativa, in modo da poter gestire anche le crisi “ordinarie”, come quelle relative a Beirut, al Tigray o oggi al Myanmar.