Italia-Francia, Secchi: la francofonia un volano per le aziende italiane

Economie complementari, cooperazione anche su mercati terzi nel post pandemia

MAR 23, 2021 -

Roma, 23 mar. (askanews) – L’interscambio tra Italia e Francia è robusto. Nonostante la crisi le due economie restano complementari e la cooperazione anche su mercati terzi è da sempre un asset dei rapporti tra Roma e Parigi. Un asset che, grazie al vantaggio della francofonia, può aprire ancora nuove occasioni di ripartenza post-pandemia, come ha spiegato l’imprenditore italiano Edoardo Secchi che opera tra la Francia e l’Italia da 30 anni.

Nel 2019 il totale degli scambi Francia-Italia (Import + Export) ha raggiunto il livello record di 80,8 miliardi di euro, in aumento del 2,2% rispetto al 2018. Dimensioni che hanno risentito della crisi nel 2020, ma che già nel 2021 mostrano segnali di ripresa. “Il vantaggio della francofonia che spiego agli imprenditori italiani è enorme – ha spiegato Secchi che nel 1993 ha fondato a Parigi Italy-France Group, società di consulenza aziendale specializzata Corporate & Strategy management di imprese internazionali con oltre mille missioni imprenditoriali alle spalle – oggi l’80% della francofonia risiede in Africa, questo che vuol dire che c’è un’influenza francese in Africa che è molto importante e non è un caso che molte aziende italiane si trovino già ad operare come subcontractor di grandi gruppi francesi nei trasporti, nel settore dell’ingegneria civile per esempio”.

Secchi ha fatto notare anche “l’aspetto importante dell’influenza geopolitica e geoeconomica della Francia nello scacchiere mondiale. Molte aziende italiane operano già attraverso la Francia in altri continenti o su progetti di grandi dimensioni come il Grand Paris”. Per Secchi, fondatore anche del Club Italia-Francia, la prima organizzazione dedicata alla cooperazione e allo sviluppo tra l’Italia e la Francia, nel Paese transalpino “c’è una struttura organizzativa statale che opera molto molto bene, che viene usata come piattaforma di internazionalizzazione anche dalle imprese italiane” su mercati come “il Canada, il Belgio, il Lussemburgo, la Svizzera, i Paesi del Maghreb”.

Inoltre la Francia, ha spiegato ancora il consigliere economico, “il mercato francese è il quinto al mondo in termini di consumi e malgrado la crisi è un Paese che è in grado di attirare investimenti e capitali” proiettandosi “a medio e lungo termine con progetti infrastrutturali importanti”.

Infine, ha sottolineato Secchi parlando del tessuto economico e produttivo italo-francese, “a livello settoriale la struttura commerciale italo-francese mostra un elevato grado di complementarietà, come nel settore del lusso, dell’energia”. I settori maggiormente interessati dagli scambi tra i due Paesi sono quelli della produzione di macchinari (meccanica), dell’automotive, dell’elettronica, della manifattura di materie plastiche, dell’abbigliamento, dell’arredo e della farmaceutica.

E a chi critica le operazioni di acquisto da parte della Francia nei confronti di aziende italiane Secchi risponde che molto dipende dalla maggiore presenza sul lato francese di “grandi gruppi”. Mentre in Italia “abbiamo un problema di massa critica”, le aziende francesi “sono per natura di grandi dimensioni, lo dimostra l’indice della Borsa di Parigi, il Cac 40, che riunisce imprese con una caratura internazionale, tra le prime 500 al mondo, le nostre sono 4-5”. (di Daniela Mogavero)