Combustione da fossili uccide oltre 10 milioni di persone l’anno

Un nuovo rapporto su decessi premature e malattie da PM2,5

MAR 14, 2021 -

Roma, 14 mar. (askanews) – La combustione di carburanti fossili, in particolare carbone, benzina e diesel – una delle principali fonti di particolato aerodisperso (PM2,5) – è fattore chiave per milioni di morti premature e malattie. Un nuovo studio sulla “mortalità globale dall’inquinamento all’aria aperta da particolato generato da combustione fossile” firmato da ricercatori di Harvard e delle più reputate università britanniche stabilisce che “un totale globale di 10,2 milioni di morti premature ogni anno sono attribuibili alla componente dei combustibili fossili del particolato aerodisperso”. Un killer mondiale che fa impallidire anche il terribile bilancio della pandemia di Covid-19, che sfiora oggi quota 2,65 milioni di morti secondo i dati aggregati dalla Johns Hopkins University.

L’impatto maggiore sulla mortalità risulta in particolare Cina (3,9 milioni), India (2,5 milioni) e parti degli Stati Uniti orientali, Europa e Sud-est asiatico.

Lo studio considera la mortalità dovuta a infezioni delle vie respiratorie inferiori tra i bambini di età inferiore ai cinque anni nel continente americano e in Europa, regioni per cui esistono dati affidabili sul rischio derivante dall’esposizione al PM2,5 e sono stati stimati i livelli di esposizione globale al particolato come conseguenza dei combustibili fossili. I dati sono relativi al 2012 e per la Cina si precisa che sono antecedenti al sostanziale calo della combustione fossile registrato negli anni seguenti, con evidenti riscontri in termini di minor numero di morti premature.