Papa in Iraq: anche la Nato in campo per visita ad alto rischio

Forze speciali peshmerga 007 droni: apparato sicurezza imponente

MAR 3, 2021 -

Roma, 3 mar. (askanews) – Migliaia di militari, membri delle forze speciali e personale dell’intelligence, con l’ausilio di aerei e droni per la sorveglianza dall’alto, garantiranno la sicurezza di Papa Francesco durante il suo viaggio in Iraq, dal 5 all’8 marzo prossimi. Una visita, quella del Santo Padre, considerata ad alto rischio, nonostante non siano pervenute o risultino note minacce esplicite alla vita del Pontefice. Ma la recente storia di questo Paese, dilaniato da guerra, divisioni etniche, tensioni politiche e barbarie dei jihadisti dello Stato islamico, ha suggerito una pianficazione quanto mai attenta e minuziosa, con il coinvolgimento di un imponente apparato di sicurezza nazionale e internazionale, che prevede – tra l’altro – il dispiegamento di almeno 10.000 esperti, militari e in abiti civili. Un impegno che vedrà anche la partecipazione della Nato.

L’arrivo del Santo Padre è previsto per il pomeriggio di venerdì 5, all’aeroporto internazionale di Baghdad. Il Papa soggiornerĂ  presso la residenza del nunzio, l’arcivescovo Mitja Leskovar, sebbene questi, nei giorni scorsi, sia risultato positivo al Covid-19 e si trovi al momento in isolamento. La struttura ricade appena fuori dal confine orientale della zona fortificata della capitale, la Green Zone. Tutti gli spostamenti interni di Bergoglio saranno assicurati dalla compagnia di bandiera irachena â€Iraqi Airways’ e da elicotteri delle forze armate. Nel suo primo giorno nel Paese mediorientale il pontefice avrĂ  un incontro con vescovi, sacerdoti e seminaristi nella Cattedrale siro-cattolica di “Nostra Signora della Salvezza”. Il giorno successivo sarĂ  invece nella cittĂ  santa sciita di Najaf, dove avverrĂ  lo storico vertice con l’ayatollah al Sistani. Da qui, dopo essere atterrato all’aeroporto di Nassirya, si sposterĂ  sulla Piana di Ur, per un incontro interreligioso. Nel pomeriggio, dopo essere rientrato a Baghdad, il Papa celebrerĂ  la messa nella Cattedrale Caldea di San Giuseppe.

L’indomani il pontefice si recherà invece a Erbil, nel Kurdistan iracheno, da dove partirà in elicottero per Qaraqosh. In questa località, Bergoglio visiterà la comunità cristiana locale e reciterà l’Angelus, prima di recarsi presso le chiese profanate di Mosul, da dove farà rientro a Erbil. Qui, allo stadio “Franso Hariri” è prevista la celebrazione della santa messa, che chiuderà i suoi impegni nel Nord del Paese. L’8 marzo è prevista la partenza da Baghdad per il rientro a Roma.

Nei suoi spostamenti in città, il Papa utilizzerà sempre un’auto chiusa e blindata. La classica “papamobile”, aperta ai lati, dovrebbe essere usata dal pontefice solo allo stadio di Erbil. Polizia locale ed esercito formeranno perimetri di sicurezza in tutti i luoghi visitati dal Papa, garantendo un primo – più ampio – apparato di controllo. Le strade principali saranno bloccate e chiuse al traffico: solo le persone autorizzate potranno circolare liberamente.

Ad assicurare protezione al pontefice, in stretto raccordo con Gendarmeria pontificia e Guardie svizzere e con un apposito apparato della Nato, sarà invece la “Golden Division”, un’unità speciale dell’antiterrorismo iracheno addestrata dalle forze occidentali. Un addestramento, compiuto dal personale dell’Alleanza atlantica, a cui ha partecipato anche l’Italia con la sua Task Force 44, gli incursori della Marina e gli uomini del Tuscania. Italiani che, ricordano fonti qualificate ad askanews, per motivi di equilibri interni hanno fornito analoga formazione anche alle forze speciali del Kurdistan. In questo territorio semi-autonomo la bolla di sicurezza per il Santo Padre sarà gestita dai peshmerga, tramite la sua principale unità di intelligence (Asayish) e il reparto di polizia militare (Zevarani), addestrato in passato dai nostri Carabinieri.

Secondo quanto si è appreso, una delegazione italiana sarebbe arrivata a Mosul e a Qaraqosh a metà febbraio, per una prima ricognizione dei luoghi visitati dal Papa. E lo stesso avrebbero fatto, nei giorni precedenti e in quelli successivi, altri team di esperti occidentali, con l’obiettivo di effettuare una prima valutazione sulla presenza o meno delle necessarie condizioni di sicurezza. Gli attacchi delle ultime settimane da parte di milizie jihadiste nel Nord del Paese hanno destato qualche preoccupazione negli addetti ai lavori. L’imam sciita Moqtada al-Sadr, a capo dell’Esercito del Mahdi e del movimento Sadrista, ha detto che alcuni di questi attentati – ad esempio quello contro la base di Inherent Resolve a Erbil – hanno avuto il preciso scopo di far rinviare, o addirittura annullare, il viaggio del Papa. Una motivazione ritenuta però debole dalla maggior parte degli analisti.

In ogni caso, il personale Nato e gli apparati d’intelligence occidentali resteranno più defilati, sebbene avranno certamente un ruolo di coordinamento, controllo e condivisione delle informazioni, secondo quanto riferito. Una scelta legata all’esigenza di rispettare la sovranità territoriale irachena, senza apparire come prevaricatori. Un dispositivo di aerei e droni della Nato, comunque, controllerà tutto dall’alto – hanno confermato fonti qualificate -, a supporto dello sforzo messo in campo dagli iracheni e dal Vaticano, in totale autonomia. (articolo di Corrado Accaputo)