Covid e relazioni atlantiche: Biden alla prova dell’Ue

Domani la Conferenza di Monaco. Le divergenze con Merkel. Il ruolo di Francia e Gb

FEB 18, 2021 -

Roma, 18 feb. (askanews) – “Cosa possiamo fare noi europei per far capire agli americani che lavorare in stretto contatto con l’Europa, proteggere l’Europa, è una buona idea?”. Il quesito, che risale a un’intervista concessa pochi giorni fa alla Deutsche Welle, lo ha posto l’intervistato: Wolfgang Ischinger, il presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco che ospiterà domani anche un intervento (virtuale) del nuovo presidente Usa, Joe Biden. La domanda va dritta al cuore del problema: il futuro delle relazioni transatlantiche. La risposta proveranno a darla i partecipanti a questo evento annuale che, a causa della pandemia di coronavirus, prevede per il 2021 un’edizione speciale solo online, in attesa della Conferenza vera e propria che – secondo le ultime indiscrezioni – potrebbe avere luogo nella prossima primavera/estate. La nuova data potrebbe essere annunciata proprio domani. Ma è chiaro che l’attenzione sarà tutta per le parole dell’inquilino della Casa Bianca e per l’eventuale replica di Angela Merkel. Il presidente Usa e la cancelliera tedesca, forse non a caso, partecipano allo stesso panel: “Beyond Westlessness: Renewing Transatlantic Cooperation, Meeting Global Challenges.” Con loro ci sarà anche il capo di Stato francese Emmanuel Macron.

L’evento principale si terrà presso l’Hotel Bayerischer Hof. I partecipanti saranno collegati in remoto dalle rispettive sedi. Oltre ai presidenti Biden e Macron e alla cancelliera Merkel, interverranno il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, il responsabile Usa per il Clima John Kerry, il magnate e filantropo americano Bill Gates. Tre i temi principali: la lotta alla pandemia di coronavirus, la nuova agenda transatlantica e la sfida del cambiamento climatico. Ad aprire i lavori, dopo il saluto delle autorità locali, sarà il leader dell’Onu Guterres alle 16:15.

COVID: LOTTA ALLA PANDEMIA, UNA SFIDA GLOBALE

Durante il suo intervento, il segretario generale dell’Onu insisterà sulla necessità di mettere a punto un piano di vaccinazione globale. Il suo appello sarà rivolto in particolar modo al Gruppo del G20, la cui presidenza è affidata quest’anno all’Italia: le nazioni più ricche e le grandi potenze emergenti, secondo il leader Onu, sono “ben posizionate” per guidare un tale sforzo, perché “hanno il potere, le competenze scientifiche e le capacità produttive e finanziarie necessarie”. D’altra parte, le Nazioni Unite ancora oggi hanno deplorato colpevoli ritardi nella campagna di distribuzione e somministrazione dei vaccini in tutto il pianeta. Solo 10 nazioni hanno somministrato il 75% delle scorte attualmente disponibili, mentre 130 paesi non hanno ricevuto alcuna dose.

Una preoccupazione che si aggiunge a quella sulle molteplici mutazioni del virus e che sarà discussa anche dal direttore generale dell’Oms Tedros, in coppia con il fondatore di Microsoft Bill Gates. Lo sguardo sarà rivolto soprattutto ai Paesi del Sud, dove una diffusione a macchia d’olio della pandemia potrebbe determinare la nascita di nuove varianti, una maggiore trasmissione, un più alto tasso di mortalità, rappresentando una potenziale minaccia all’efficacia degli stessi vaccini e della diagnostica attuale. Uno scenario, ha già avvertito l’Onu, che comperterebe il rischio di un “prolungamento significativo della pandemia”, con nuove pesanti conseguenze anche “sul Nord del mondo”.

LE RELAZIONI TRANSATALTICHE DOPO TRUMP: GLI USA DI BIDEN

Il tema del rinnovo e del rafforzamento della cooperazione transatlantica entrerà nel vivo con il panel a cui parteciperanno Joe Biden, Angela Merkel ed Emmanuel Macron. L’entusiasmo del presidente Usa sul ritorno in campo dell’America e la sua volontà di “ricostruire la muscolatura delle alleanze democratiche”, emersi con evidenza durante il suo primo discorso di politica estera, si sono raffreddati nel giro di pochi giorni. E per capirne le ragioni bisogna guardare a Oriente, o meglio alla gelida freddezza dell’Europa sul nemico numero uno di Washington: la Cina. Se infatti il nuovo inquilino della Casa Bianca sembra intenzionato a proseguire sulla stessa linea dura adottata dal suo predecessore Donald Trump nei confronti di Pechino, i rapporti tra l’Europa e la Cina sembrano invece più forti che mai, almeno in campo economico.

E neppure sul fronte russo, al momento, sembra esserci una grande convergenza tra gli Usa e i suoi tradizionali alleati europei. Biden vede come fumo negli occhi – un “cattivo affare” lo ha definito – il rapporto dell’Ue con Mosca. Il presidente Usa ha chiaramente puntato l’accordo tra Germania e Russia sul gasdotto Nord Stream 2, temendo che possa rafforzare la dipendenza energetica europea dal Cremlino. E per appesantire il carico ha denunciato con parole molto dure la repressione delle manifestazini in corso in Russia a sostegno dell’oppositore Alexei Navalny. Ma sia nel caso della Cina, che sul dossier russo, Biden dovrà fare i conti con la determinazione di Angela Merkel. La cancelliera prima ha fatto pressioni sulla Commissione Ue affinché concludesse rapidamente un accordo sugli investimenti con Pechino il 30 dicembre, ignorando le richieste di Washington di attendere l’insediamento della nuova amministrazione Usa; poi, ha difeso il completamento del gasdotto Nord Stream 2, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze sulle relazioni con la Casa Bianca. Una prova di forza e autorevolezza, che conferma quanto gli interessi economici di Berlino in Cina e Russia siano più importanti dell’atlantismo di Merkel.

Anche sotto questa luce può leggersi la presenza al panel di domani di Emmanuel Macron, che può giocare il ruolo di ancora di salvataggio delle alleanze Usa in Europa. Il presidente francese, secondo un’analisi del Financial Times, da una parte chiede all’Ue di puntare alla “autonomia strategica”, dall’altra non vede l’ora di sedersi a tavola con Biden. E’ alla Francia, dunque, che Biden potrebbe guardare adesso con sempre maggiore interesse, per cercare di trovare un partner più “affidabile”.

L’ALTRA SCELTA DI BIDEN: IL RUOLO DEL REGNO UNITO

Il presidente Usa, comunque, può sempre scegliere di giocare un’altra carta, affidandosi alla vecchia sponda del Regno Unito. Archiviata la questione Brexit, che ha portato in dote un crollo della sua popolarità nelle stanze dei bottoni a Parigi e Berlino, il primo ministro Boris Johnson ha dovuto mettere da parte anche la sua simpatia personale per Donald Trump. Adesso l’interlocutore Usa è un altro e il premier di Londra si è precipitato ad invitarlo al summit del G7 convocato in tutta fretta per domani mattina. Anche questo in teleconferenza, con il vantaggio di essere diventato la prima vera uscita (virtuale) di Biden all’estero dall’inizio del suo mandato. Il summit del G7 servirà a discutere come le principali democrazie del mondo possono lavorare insieme per assicurare una distribuzione equa dei vaccini contro il coronavirus nel mondo, prevenire future pandemie e migliorare la ricostruzione dopo il coronavirus, ha fatto sapere Downing Street.

Nessun cenno, invece, alle eventuali preoccupazioni di Londra riguardo alle conseguenze della Brexit sulle sue relazioni speciali con Washington. Non sono in pericolo, al momento, anche grazie al sostegno che il Regno Unito ha sempre assicurato agli Usa per la sicurezza e la stabilità globali. In Afghanistan, ad esempio, prima nella guerra al terrorismo, poi nella missione Resolute Support della Nato per l’addestramento delle forze di sicurezza locali. Un ruolo di partner fedele tanto più importante in un momento in cui in Europa sta puntando sempre più sulla sua “autonomia strategica”. (articolo di Corrado Accaputo)