L’arcivescovo di Parigi chiude la comunità “Chiesa in uscita”

Il centro pastorale nato accanto al Beaubourg dopo il Concilio

FEB 11, 2021 -

Roma, 11 feb. (askanews) – L’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, ha deciso di chiudere il centro pastorale Saint Merry, espressione di quella “Chiesa in uscita” cara a Papa Francesco.

Monsignor Aupetit, bioeticista prima di essere ordinato sacerdote, nominato da Bergoglio nel 2017 alla guida dell’arcidiocesi parigina, è un presule conservatore, ed è stato vicino al movimento della “manif pour tous” nato negli anni passati contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Il Saint Merry, nel quartiere delle Halles, è un centro pastorale non territoriale – che, cioè, pur senza esserlo svolge tutte le funzioni di una parrocchia – creato nel 1975, sulla scia del Concilio vaticano II, per iniziativa dell’allora arcivescovo di Parigi, il cardinale Francois Marty. Nel tempo è diventato punto di riferimento dei settori più aperti del cattolicesimo d’Oltralpe. Vi si svolgono diverse attività pastorali, sociali, culturali: seguendo le indicazioni di Papa Francesco due famiglie di migranti sono state accolte in altrettanti appartamenti, i volontari offrono supporto a disoccupati e senza fissa dimora, vi si svolgono – in presenza e sul sito internet – dibattiti sulle questioni della fede e della società, e, a pochi passi dal Beaubourg, il centro Georges Pompidous realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano, è anche un laboratorio artistico. La comunità si definisce “una Chiesa aperta”, “una Chiesa della ricerca con i cristiani ma anche con i marginali, i cercatori di senso”. Vi si incontrano cattolici omosessuali, coppie di divorziati risposati. Ogni domenica alle 11.15 viene celebrata, con creatività liturgica, una messa, preparata per tempo dalla comunità. Vige una “collegialità tra preti e laici”, accolta con una certa freddezza dai diversi arcivescovi che si sono sulla cattedra parigina.

Da ultimo, monsignor Aupetit ha inviato nel 2019 un sacerdote, padre Alexandre Denis, che avrebbe dovuto, nelle intenzioni dell’arcivescovo, prendere il controllo del centro. E invece, è stato accolto da “critiche ingiuste e offensive”, scrive ora il presule, a quanto si apprende, in una dura missiva inviata alla comunità, che peraltro non ha mai incontrato. Il prete, turbato, si è dimesso a gennaio scorso, “costretto a lasciare all’improvviso la sua missione dinanzi alla violenza degli attacchi di cui è stato oggetto”, secondo Aupetit. Dissidi minori, in realtà, che monsignor Aupetit giudica invece episodi “profondamente tristi e ingiustificabili”, perché in una comunità cristiana “i disaccordi che possono esserci non devono in alcun modo giustificare la cattiveria, l’assenza di carità e la volontà di distruggere”. Da qui la decisione, comunicata nella missiva firmata il 7 febbraio, che il centro chiuderà a partire dal primo marzo, e “non ci sarà più, dopo quella data, una celebrazione eucaristica alle 11.15, ma solo una messa parrocchiale celebrata alle 10, preparata dai parrocchiani di Saint-Merru attorno ai preti ai quali ne affiderò la responsabilità. Desidero permettere che la vostra chiesa torni ad essere un luogo di pace e incoraggio l’equipe del centro pastorale a accettare questa decisione con fiducia e a porre termine d’ora in poi a ogni attività pastorale in questo quadro”.