Cina investe su gasdotti, in dubbio intenzioni su decarbonizzazione

Rapporto: se vuol essere neutrale entro 2060, perché tanti progetti?

FEB 2, 2021 -

Roma, 2 feb. (askanews) – La Cina si è impegnata a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Ma, contemporaneamente, è il paese con più progetti di gasdotto in cantiere al mondo. E questo, secondo un rapporto pubblicato da Global Energy Monitor, rappresenta una palese contraddizione che finisce per porre un dubbio sull’effettiva volontà di Pechino di puntare tutto sull’energia sostenibile.

“Complessivamente l’allargamento dell’accesso cinese alle fonti di gas ha innescato la più grande espansione mondiale di gasdotti in termini di lunghezza, a partire dai 4.646 km di gasdotti in costruzione e ulteriori 13.345 km di gasdotti in sviluppo pre-costruzione”, segnala il rapporto intitolato “Pipeline Bubble”.

“Alla luce dell’attesa vita di oleodotti e gasdotti che dura 50 anni, questa grande espansione è in contrasto con il recente impegno della Cina a migliorare dal punto di vista del cambiamento climatico, raggiungendo la neutralità carbonica entro il 2060”, sostiene il rapporto.

Pechino ha lanciato ieri uno schema di mercato delle quote di carbonio destinato alle sue principali compagnie energentiche, uno strumento ritenuto necessario nell’ottica della decarbonizzazione.

I progetti di gasdotto cinese puntano – spiega il rapporto di Global Energy Monitor – su cinque fonti di energia: il gas naturale liquido importato, il gas importato dall’Asia centrale, il gas importato dalla Russia, il gas proveniente dai suoi giacimenti interni e il gas prodotto da giacimenti di carbone.

Per quanto riguarda il gas naturale liquido, la Cina dovrebbe sorpassare il Giappone nel 2022 come principale importatore mondiale e ha qualcosa come 12 terminal per accogliere LNG.

Relativamente ai gasdotti, il principale nuovo gasdotto cinese è lo Xinjiang Coal-to-Gas, lungo 8.372 km Doveva essere pienamente attivo entro la fine del 2020. Altro importante progetto è il nuovo gasdotto West-East 4 da 3.123 km, destinato a rafforzare l’approvvigionamento di gas dal Turkmenistan attraverso Uzbekistan e Kazakistan. Da segnalare, infine, anche la Russia-China East Line Domestic Extension, la cui seconda fase d’espansione è lunga 1.110 km.

Un’ulteriore menzione merita, inoltre, la presenza della Cina in Africa. Pechino continua a essere sempre più pressante nella costruzione di pipeline in 20 paesi del continente. Secondo l’American Enterprise Institute, l’investimento diretto cinese nel settore in Africa supera i 36 miliardi di dollari.

Nel 2019 – segnala il rapporto di Global Energy Monitor – il gigante cinese CNPC ha rinunciato all’oleodotto Niger-Ciad per problemi di sicurezza, ma procede nel progetto da 7 miliardi di dollari dell’oleodotto Niger-Benin (90mila barili al giorno).

E’ inoltre in costruzione il gasdotto Trans-Nigeria, che è finanziato con 2,6 miliardi di dollari dalla Bank of China. Fondi che sono debiti per il paese africano secondo uno schema già consolidato.

Ma l’opera più importante è il gasdotto Nigeria-Marocco che sarà lungo 5.660 km e per costruirlo ci vorranno 25 anni. Questo progetto incontra l’opposizione di 40 organizzazioni non governative e internazionali che segnalano problemi di natura ambientale, sociale ed economica.