ISTAT: ancora in aumento italiani che si trasferiscono all’estero

Uno su tre è in possesso almeno della laurea

GEN 21, 2021 -

Roma, 21 gen. (askanews) – Ancora in aumento gli italiani che si trasferiscono all’estero, in calo le immigrazioni degli stranieri Nel 2019 le cancellazioni anagrafiche per l’estero (emigrazioni) sono poco meno di 180mila (+14,4% sul 2018). Tre su quattro riguardano italiani (122mila, +4,5%). Lo riferisce l’ISTAT nel suo ultimo report sulle migrazioni.

Le iscrizioni anagrafiche dall’estero (immigrazioni) sono stabili sul 2018 (circa 333mila, +0,1%). Diminuiscono quelle dei cittadini stranieri (265mila, -7,3%) mentre sono in forte aumento i rimpatri degli italiani (68mila, +46%).

Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all’estero nel 2019 hanno 25 anni o più (circa 87mila): uno su tre (28mila) è in possesso di almeno la laurea.

La mobilità interna ammonta a oltre 1 milione 485mila trasferimenti (+9%).

899mila Il numero di italiani trasferiti all’estero negli ultimi 10 anni Di questi, 208mila (23%) sono in possesso almeno della laurea.

-28% Gli immigrati provenienti da Paesi africani .

+49% Gli espatri nel Regno Unito Nel 2019 record di emigrazioni di italiani con questa destinazione (31mila).

Nell’ultimo decennio si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani per l’estero (emigrazioni) e un volume di rientri che non bilancia le uscite (complessivamente 899mila espatri e 372mila rimpatri).

Di conseguenza i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani, soprattutto a partire dal 2015, sono stati in media negativi per 69mila unità l’anno.

Nel 2019 il volume complessivo delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è di 180mila unità, in aumento del 14,4% rispetto all’anno precedente. Le emigrazioni dei cittadini italiani sono il 68% del totale (122.020).

Se si considera il numero dei rimpatri (iscrizioni anagrafiche dall’estero di cittadini italiani), pari a 68.207, il calcolo del saldo migratorio con l’estero degli italiani (iscrizioni meno cancellazioni anagrafiche) restituisce un valore negativo di 53.813 unità. Il tasso di emigratorietà dei cittadini italiani è pari a 2,2 per mille.

È il Nord la ripartizione di residenza da cui partono i flussi più consistenti di trasferimenti all’estero di cittadini italiani, in termini sia assoluti (59mila, pari al 49% degli espatri) sia relativi rispetto alla popolazione residente (2,4 italiani per mille residenti).

Dal Mezzogiorno si sono trasferiti all’estero oltre 43mila italiani (2,2 per mille) mentre dal Centro sono espatriati circa 19mila connazionali, con un tasso di emigratorietà (1,8 per mille) sotto la media nazionale.

La distribuzione degli espatri per regione di partenza mette in evidenza una situazione più eterogenea: la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 23mila; seguono Sicilia e Veneto (entrambe 12mila), Campania (11mila) e Lazio (9mila).

In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle regioni, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Trentino-Alto Adige (4 italiani per mille residenti). In Calabria, FriuliVenezia Giulia, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Lombardia e Abruzzo la propensione a emigrare è di circa 3 italiani per mille residenti.

Le regioni con il tasso di emigratorietà per l’estero più basso sono invece Toscana, Liguria e Lazio, che presentano valori pari a circa 1,7 per mille.

A un maggior dettaglio territoriale, in termini assoluti i flussi di cittadini italiani diretti verso l’estero provengono principalmente dalle prime tre città metropolitane per ampiezza demografica: Milano (7mila), Roma (6mila) e Napoli (5mila).

In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle province, i tassi più elevati di emigratorietà degli italiani si rilevano a Bolzano (5 per mille), Trieste e Imperia (entrambe 4 per mille), Vicenza (3,8 per mille), Cosenza, Treviso, Agrigento e Isernia (tutte 3,6 per mille); quelli più bassi si registrano nelle province di Prato e Firenze (1 per mille).