Cina, raccontò Wuhan: giornalista condannata non avrà appello

In cattive condizioni di salute, "consigliata" a rinunciarvi

GEN 14, 2021 -

Roma, 14 gen. (askanews) – La legale e attivista cinese Zhang Zhan, arrestata e condannata a quattro anni di carcere per le sue denunce da Wuhan all’inizio dell’epidemia Covid-19, non avrà un processo d’appello. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.

Secondo il giornale di Hong Kong, l’attivista avrebbe rinunciato all’appello convinta dal personeale della prigione all’indomani di una visita del suo team di legali.

Il tribunale della nuova area di Pudong, a Shanghai, ha condannato la 37enne a quattro anni per “aver portato discordia e provocato disturbi”. Si tratta di fattispecie di reati sposso utilizzati nella repressione del dissenso politico.

“E’ una cristiana. L’appello avrebbe solo aggravato il problema e dato adito a ostilità. Non ha visto il vanagigo di presentare appello”, ha detto una fonte al SCMP. “Io penso – ha continuato – che abbia rinunciato a lottare per la sua salute, per la sua vita e per i suoi diritti legali completamente. Dal suo punto di vista, il suo arresto, la sua incriminazione e la sua condanna sono stati tutti atti contro la legge”.

Zhang, sempre secondo questa fonte, non si è realmente difesa neanche nel processo, al quale ha partecipato in sedia a rotelle a causa delle sue scarse condizioni di salute. Subito dopo l’arresto, a maggio, ha rifiutato il cibo ed è stata alimentata a forza attraverso un tubo nel naso. Amnesty International ha denunciato i maltrattamenti che la prigiioniera avrebbe subito in prigione, secondo il team di difesa.

L’arresto e la condanna di Zhang sono stati denunciati dall’Unione europea e dagli Stati uniti, che hanno chiesto il suo rilascio immediato.

Zhang Zhan, a febbraio 2020, si recò a Wuhan, allora epicentro dell’epidemia Covid-19, per raccontare quello che stava accadendo. Attraverso le piattaforme online – tra le quali WeChat, Twittwer e YoTube – ha documentato le minacce alle famiglie delle vittime e la detenzione di altri giornalisti indipendenti.