Giappone, condannato a morte il “Killer di Twitter”

Un caso raccapricciante iniziato nel 2017

DIC 15, 2020 -

Roma, 15 dic. (askanews) – Takahiro Shiraishi, soprannominato il “Killer di Twitter”, è stato condannato oggi a morte da una corte giapponese per aver ucciso e smembrato otto donne e il fratello di una delle vittime. Lo riferiscono i media nipponici, dando conto di una delle vicende più raccapriccianti degli ultimi anni nel paese.

Shiraishi, che oggi ha 30 anni ema all’epoca dei fatti ne aveva 27, aveva annunciato che non avrebbe fatto ricorso in appello se condannato alla pena capitale. Il Tribunale distrettuale della caqpitale nipponica ha deciso proprio in questo senso.

Il presidente del trubinale, Naokuni Yano, ha stabilito che – diversamente da quanto affermava la difesa – nessuna delle vittime aveva dato un esplicito consenso all’uccisione e che le condizioni mentali di Shiraishi erano tali da considerarlo responsabili per gli omicidi.

A rafforzare il caso, secndo il giudice stesso, il fatto che la pervasività dei media sociali consente oggi una maggiore possibilità di accesso alla vita interiore delle persone più fragili. In tal senso, i crimini di Shiraishi – a suo dire – vanno considerati particolarmente efferati.

La difesa aveva eccepito alla richiesta di pena di morte della procura, sostenendo che nei messaggi che Shiraishi aveva scambiato con le vittime c’era un implicito consenso. Versione completamente smentita dai procuratori, che tra l’altro avevano portato come prova le perizie che parlavano di una resistenza delle vittime allo strangolamento. La difesa aveva opposto l’argomentazione che si era trattato di riflessi condizionati.

La vicenda era iniziata quando la polizia, a ottobre 2017, era entrata nella casa di Shiraishi alla ricerca di una donna di 23 anni, trovando un museo degli orrori. Corpi smembrati erano stati rinvenuti nel congelatore e in diversi contenitori.

Nella ricostruzione fatta dai detective, Shiraishi adescava le sue vittime – che avevano espresso intenti suicidi – su Twitter, promettendo di aiutarle. Le portava nel suo appartamento della città di Zama, nella prefettura di Kanagawa.