La Cina in pressing su Giappone e Sudcorea, in attesa di Biden

Pechino contro l'isolamento anticipa la transizione alla Casa bianca

NOV 26, 2020 -

Roma, 26 nov. (askanews) – Mentre gli Stati Uniti sono impegnati in una travagliata e lunga transizione al vertice, da Donald Trump a Joe Biden, la Cina si pone un passo avanti e va in pressing diplomatico con i vicini, alleati degli Usa: Giappone e Corea del Sud.

Pechino, che ieri ha ufficialmente preso atto della vittoria di Biden, attende con grande interesse il cambio della guardia alla Casa Bianca: l’amministrazione Trump è stata caratterizzata da un pesante conflitto commerciale e da una forte animosità politica tra Pechino e Washington. Nello stesso tempo, però, ha anche portato a un certo calo di influenza degli Stati Uniti, con un approccio “isolazionista” rispetto alla regione in cui insiste la potenza cinese.

Gli alleati regionali degli americani in Asia nordorientale – Giappone e Sudcorea – hanno dovuto prendere atto di un minore interesse statunitense a garantire la loro sicurezza e di una richiesta Usa di maggiore partecipazione alle spese e all’impegno militare. Questo, se da un lato ha suggerito un rinnovato interesse di Tokyo e Seoul alle politiche di difesa, dall’altro è stato vissuto – soprattutto in Giappone – con una certa preoccupazione rispetto alla crescente assertività delle politiche cinesi.

Gli ondeggiamenti di Trump sulla vicenda della Corea del Nord – prima una destabilizzante politica di insulti, poi un’apertura sgrammaticata a un dialogo che ha portato a due summit e a un nessun risultato concreto – hanno ancor più disorientato il Giappone, mentre hanno suscitato speranze, al momento non realizzabili, in Corea del Sud.

Ma come sarà la politica di Joe Biden in Asia orientale? L’ex vice di Barack Obama, presumibilmente, tornerà a una politica molto più prudente ed equilibrata. Ma riguardo ad alcune tendenze di fondo è probabile che la cesura non sia così netta: la presenza americana nella regione potrebbe continuare a diventare, lentamente, più evanescente. Pechino, come Tokyo e Seoul, è in attesa, con le orecchie drizzate. E non è affatto detto che la Cina apprezzi maggioramente un’amministrazione americana più “politica” ed equilibrata, scaltra persino, rispetto a quella umorale ma isolazionista di Trump.

Oggi il Global Times – tra i media del Partito comunista cinese il più “falco” – ospita un editoriale preoccupato in cui dà conto dell’impegno di Biden a “guidare il mondo, non a ritirarvisi”. E scrive: “Se il team di Biden vorrà rafforzare il dominio Usa sul mondo e unire gli alleati contro la Cina intensificando i legami con gli alleati per consolidare l’egemonia Usa, si allontanerà ampiamente dai trend internazionali. Non farà altro che semplicemente essere una copia della strategia ‘America First’ (di Trump)”.

Su questa direttrice tra Washington e i suoi alleati regionali, Pechino ha deciso di lavorare in maniera preventiva. E in questi giorni il suo ministro degli Esteri Wang Yi è stato prima in Giappone, per una visita giudicata di una certa importanza da Pechino, poi in Corea del Sud.

“I rapporti tra Cina e Giappone continuano a svilupparsi in maniera stabile. Attraverso questa visita, oltre a rafforzare la collaborazione nell’ambito della lotta al nuovo coronavirus e dell’attività economica, vogliamo consolidare lo sviluppo delle relazioni bilaterali sui principali temi di politica internazionale”, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian due giorni fa. In realtà non ci sono stati grandi progressi sui temi che stanno a cuore a Tokyo, in particolare quello della sovranità sulle piccole isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), ma già il fatto che la visita ci sia stata è una notizia.

In Corea del Sud il ministro cinese ha potuto prendere atto della “robustezza” e della “vitalità” delle relazioni bilaterali. “La mia visita in Corea del Sud, quando la situazione del Covid-19 deve ancora terminare, intende mostrare l’importanza che diamo alle relazioni Cina-Sudcorea attraverso l’azione attuale e a mostrare fiducia che la Corea del Sud possa prevalere nella sua lotta sul Covid-19”, ha detto Wang.

Un risultato, insomma, piĂš incoraggiante per Pechino. Non a caso sempre oggi il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che, appena sarĂ  possibile, si recherĂ  in visita nel vicino paese, che ospita circa 35mila soldati americani a difesa del confine con la Corea del Nord.

Queste visite sono insomma parte di uno sforzo della Cina di uscire in un’ottica multilaterale dall’isolamento in cui l’amministrazione Trump ha tentato, con scarso successo in verità, di infilarla. La considerazione da cui Pechino parte è spiegata sempre nell’articolo del GT di oggi: “Gli Usa spesso accusano la Cina di tentare di rimpiazzare il dominio americano nel porre le regole. La Cina non ha mai avuto questa forma mentis a somma zero. Con l’espansione dell’economia cinese, è diritto inalienabile della Cina partecipare alla formazione delle regole con altri Paesi. Questo processo non può essere esclusivo. Non importa come si tenti di farlo, ma gli sforzi per isolare la Cina sono destinati a essere futili”.