Perché per Ungheria e Polonia il veto al bilancio Ue è come spararsi sui piedi

Entrambi i Paesi sono "beneficiari netti"

NOV 17, 2020 -

Bruxelles, 17 nov. (askanews) – I governi di Polonia e Ungheria hanno bloccato ieri, esercitando il loro diritto di veto, le due importanti decisioni dell’Ue sul bilancio comunitario 2021-2027 (“Quadro finanziario pluriennale”) e sull’aumento del “tetto delle risorse proprie”, (il massimale degli impegni finanziari sottoscritti dagli Stati membri) che è un prerequisito per attuare il Recovery Fund, lo strumento finanziario più importante del piano post pandemico “Next Generation EU”.

Il veto, posto durante la riunione di ieri pomeriggio del Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue che prepara le riunioni del Consiglio) in realtà non riguarda il contenuto delle due decisioni, ma è l’unico modo che i governi di Budapest e Varsavia hanno a disposizione per far valere la loro opposizione al meccanismo che condiziona l’esborso dei fondi Ue al rispetto dello stato di diritto da parte del paese beneficiario. Un meccanismo su cui c’è già un testo di compromesso fra Parlamento europeo e Consiglio Ue, per il quale non è prevista l’unanimità, e che sarà dunque, con tutta probabilità, approvato dai governi a maggioranza qualificata.

A Bruxelles, l’opinione diffusa è che questo doppio veto sia un bluff. Per due ragioni: innanzi tutto, Polonia e Ungheria rischiano di spararsi sui piedi, visto che entrambi i paesi sono di gran lunga “beneficiari netti” del bilancio Ue, e che il nuovo bilancio pluriennale prevede un aumento dei finanziamenti loro destinati dai vari programmi comunitari (oltre ai fondi del Recovery Fund); in secondo luogo, le regole dell’Ue contemplano la possibilità di una mancata approvazione tempestiva del Quadro finanziario comunitario pluriennale e prevedono, in questo caso, che l’Unione continui a funzionare sulla base di un “esercizio provvisorio” basato su dodicesimi mensili del bilancio dell’anno precedente.

Durante questo esercizio provvisorio non si possono erogare fondi per i nuovi programmi previsti dal bilancio pluriennale non ancora approvato, ma si può continuare a finanziare tutti i progetti ancora in corso, più la spesa “obbligatoria” (i pagamenti della Politica agricola comune e quelli necessari al funzionamento delle istituzioni).

In più, il meccanismo sullo stato di diritto, una volta approvato dal Consiglio a maggioranza qualificata (con l’opposizione scontata di Polonia e Ungheria) diventerà legge, e dunque si applicherà anche ai fondi erogati durante l’esercizio provvisorio di bilancio. Per dirla in italiano, i governi di Budapest e Varsavia saranno “cornuti e mazziati”, perché avranno molti meno soldi da Bruxelles, e quei pochi fondi che avranno saranno comunque sottoposti proprio a quelle nuove regole che i polacchi e gli ungheresi volevano evitare.

Si può immaginare che la presidenza di turno tedesca del Consiglio Ue, e tutti gli altri Stati membri, eserciteranno ora pressioni fortissime su Polonia e Ungheria perché si arrendano all’evidenza, e riconoscano l’insostenibilità della loro posizione: non possono bloccare l’odiato meccanismo sullo stato di diritto, che entrerà comunque in vigore, rischiano di perdere tutti i nuovi fondi comunitari, non solo quelli che verrebbero eventualmente bloccati dall’attuazione del meccanismo stesso, e si mettono contro tutti gli altri paesi membri e il Parlamento europeo.

La questione sarà affrontata già oggi dai ministri degli Affari europei alla videoconferenza del Consiglio Affari generali. Ma la discussione andrà sicuramente al più alto livello politico, durante la videoconferenza dei capi di Stato e di governo dei Ventisette di giovedì, che era stata convocata originariamente per discutere solo della situazione della seconda ondata della pandemia di Covid-19.

Se non si troverà una soluzione neanche in quella occasione, l’esercizio provvisorio di bilancio per il 2021 sarà più che probabile, visti i tempi ormai strettissimi di qui all’inizio dell’anno.

Loc/Int9