Moldova, presidenziali: sfida tra filo-russo Dodon, ex premier Sandu

Domenica alle urne con Paese diviso e timori di brogli e tensioni

OTT 30, 2020 -

Roma, 30 ott. (askanews) – Un presidente filo-russo in cerca di un nuovo mandato e una ex premier che lo sfida nel nome dell’integrazione con l’Europa: la Moldova, il Paesi più povero d’Europa, va alle urne domenica per eleggere il capo dello Stato, tra diffuso malcontento, accuse di complotti e di brogli elettorali in vista. Sono otto i candidati(tre di sinistra e cinque affiliati a partiti di destra), ma la sfida è essenzialmente tra il presidente uscente Igor Dodon, appoggiato dal Partito socialista (PSRM )e l’ex capo dell’esecutivo Maia Sandu, leader di Azione e Solidarietà (PAS). È molto probabile che nessuno dei due riesca a passare al primo turno e in questo caso il ballottaggio è in agenda per il 15 novembre.

Dodon è apertamente sostenuto dalla Russia e dal presidente Vladimir Putin e non è chiaro quanto questo possa risultare un pro o un contro in termini elettorali. Certo il presidente moldavo gode di ampia visibilità mediatica, ma nelle ultime settimane è finito nel mirino di indiscrezioni di stampa che hanno esposto il forte legame con Mosca, descrivendolo nel ruolo del subordinato. Questo, malgrado la Russia mantenga in vigore un embargo su una serie di prodotti moldavi e la quota di esportazioni verso il Paese di Putin si sia fortemente ridotta negli ultimi anni. Secondo dati della Commissione europea, l’Ue è il primo partner commerciale della Moldova (54% dell’interscambio) mentre la Russia copre una quota del 10% degli scambi commerciali. Circa il 64% dell’export moldavo è destinato a Paesi Ue.

Sandu è invece dichiaratamente appoggiata dal Partito Popolare europeo. Negli ultimi sondaggi, Dodon è dato in vantaggio con circa il 23% dei voti e Sandu si ferma di poco sotto il 20%, mentre gli indecisi sono quasi il 30% dell’elettorato. Anche il numero degli aventi diritto fa discutere e alimenta sospetti di brogli in arrivo: 3,2 milioni di cittadini risultano nelle liste elettorali a fronte di una popolazione di 3,5 milioni.

Le urne saranno aperte domenica dalle ore 7 locali alle ore 21 (le 6 e le 20 in Italia).

Sullo sfondo, il nodo della Transnistria, l’autoproclamata repubblica che non è riconosciuta da nessun Paese al mondo, ma dove ancora oggi stazionano cinque battaglioni russi come forza di peacekeeping (assieme a quelli moldavi e due locali). La secessione dichiarata nel 1990 portò nel 1992 a un conflitto armato con l’esercito di Chisinau, che ne uscì sconfitto. Da allora, la regione separatista – russofona – è de facto mantenuta dai sussidi russi.