M. Schiavone (Cgie): quale il futuro delle nostre comunità all’estero?

SET 28, 2020 -

Roma, 28 set. (askanews) – “Questo CGIE chiede di sapere quale sarà il futuro delle nostre comunità all’estero? Già nel 2017 abbiamo prodotto articolati di legge sulla riforma della rappresentanza e in particolare quella dei Comites e CGIE, ulteriori documenti sulla riforma del voto all’estero, sulle sue applicazioni per metterlo in sicurezza, a maggior ragione dopo il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Presidente queste proposte le sono state consegnate per porle al vaglio del Governo e del Parlamento. Oramai i margini per avviare questo percorso sono strettissimi, i tempi li ha decisi il Presidente della Repubblica e non possono più essere i funzionari della Farnesina a bloccarne la discussione parlamentare”. Così Michele Schiavone, Segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), rivolgendosi al ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, presente via remoto all’Assemblea plenaria del Cgie.

“Il recente referendum costituzionale ha mostrato i limiti della partecipazione elettorale, causata da insufficienti risorse finanziarie, da un’indecorosa limitazione dell’informazione che ha tenuto lontano dalle urne 3,5 milioni di connazionali e costringendo oltre 100’000 a non esprimersi per mancanza di elementi contenutistici per decidere”, ha proseguito il dott. Schiavone.

“Presidente, Lei è il 4° presidente Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale che succede agli altri predecessori e ricorderà che già nel I° governo Conte tra i punti programmatici c’era l’impegno di riformare il voto nella circoscrizione estero, e proprio per quest’anno sono state allocate delle risorse per sperimentare il voto elettronico. Le chiediamo di avviare questo percorso, di coinvolgere il CGIE nella ridefinizione della futura legge elettorale e delle ripartizioni”, ha detto ancora rivolgendosi a Di Maio, presidente di diritto del Cgie che, insieme ai Comites, è il principale organo di rappresentanza degli italiani all’estero.

“Ci sono voluti 45 anni per estendere l’effettività del diritto di voto agli italiani all’estero e i tempi sono maturi, a 16 anni di distanza per dare loro maggiore autonomia e consolidare la loro rappresentanza pensando anche a un ministro per gli italiani all’Estero, che abbia a cuore e faccia di questo impegno la sua missione principale”, ha proseguito il Segretario generale di Cgie.

“Per la ristrettezza dei tempi a disposizione mi accingo a fare alcune riflessioni sulla relazione che ci è stata consegnata e su altri argomenti rilevanti, che ancora ieri pomeriggio gli italiani residenti in Svizzera si sono sentiti sollevati dalla decisione referendaria, che a risultato invertito rischiava di farne rientrare tantissimi, perché oramai nessun paese al mondo è immune ai proclami di primi i nostri e in Ticino ricordo che molti nostri connazionali sono sottoposti a vessazioni per il rinnovo dei permessi di lavoro e di dimora”, ha avvertito.

“Ricordo questo perché il fenomeno migratorio italiano ancora oggi non si distingue dalle formule e dalle norme globali. Le modifiche della legge sull’editoria hanno fatto arretrare gli standard di sostegno alle testate giornalistiche edite in Italia e all’Estero per le nostre Comunità. I media utilizzati oggi nella comunicazione e per l’informazione vanno sostenuti e indirizzati verso un’offerta complessiva, coordinata e necessariamente omologata verso l’estero e dall’estero verso l’Italia. Le professionalità chiedono riconoscimenti e di essere coinvolte nella divulgazione, formazione e creazione delle notizie. I luoghi dove ci avverrà vanno costruiti prendendo in considerazione anche i rappresentanti degli italiani all’estero”, ha detto ancora.

“Il sostegno assistenziale, sanitario e le tutele nel mondo del lavoro per chi è partito di recente o residente in forma stabile, in particolare in questi ultimi mesi si è confrontato con l’emergenza sanitaria e i risvolti che ne conseguono. E’ doveroso riconoscere e ringraziare gli enti erogatori di servizi, le associazioni laiche e cattoliche, il mondo delle missioni cattoliche italiane per il lavoro di supplenza svolto nonostante il rischio contagio. La loro affidabilità, le loro professionalità ci spingono a sollecitare la stipula e la firma della convenzione MAECIPatronati, come anche per far avanzare ed approvare finalmente lo statuto dei lavoratori frontalieri, perché una loro regolamentazione normativa li aiuterebbe a svolgere con maggiore sicurezza e trasparenza le loro professioni. Lo stesso dicasi per l’urgente revisione del paniere che compone i riconoscimenti ai servizi offerti dai patronati”, ha sottolineato Michele Schiavone .

“Di altra natura è l’assistenza diretta e indiretta dello Stato erogata dalla rete diplomatico-consolare. Il modus operandi va rivisto nella sua natura, la rappresentanza degli Italiani all’Estero chiede un coinvolgimento diretto di indirizzo e di controllo. A nulla bastano le promesse ricevute fino ad oggi. Stessa riflessione è stata fatta dal Consiglio generale degli italiani all’estero per l’uso, le assegnazioni e l’indirizzo ai quali vanno destinati i contributi destinati ai Comites sul capitolo 3103. I passi avanti per allargare l’uso di questi contributi ripresi nella nuova circolare 2 di fine luglio necessita di un coinvolgimento vero, puntuale e concreto sulle risorse indispensabili e eque riconosciute a tutti, tutti, tutti i Comites per poter svolgere le proprie funzioni, iniziando dal riconoscimento dell’affitto di un ufficio di rappresentanza e di una segretaria”, ha concluso il Segretario generale di Cgie.