Sereni: chiusura scuola italiana Asmara una “decisione obbligata”

Nessuna risposta dal governo eritreo a nostra richiesta di confronto

SET 1, 2020 -

Roma, 1 set. (askanews) – La decisione di “sospendere in via temporanea le attività” della scuola italiana di Asmara è stata “obbligata” a fronte della mancata risposta del governo eritreo “alla nostra richiesta di confronto” dopo la comunicazione del 25 marzo scorso “della presidenza dell’Eritrea della revoca della licenza e del recesso dell’Accordo tecnico bilaterale del 2012”. Un passo accompagnato dal timore che nei piani eritrei ci sia la nazionalizzazione dell’istituto e comunque “una decisione a cui non siamo arrivati a cuor leggero e senza tentare strade alternative”, ha spiegato ad askanews la viceministra degli Esteri Marina Sereni, “tanto da aver aspettato fino all’ultimo momento utile” per procedere con “il decreto cautelare di chiusura temporanea dell’attività”.

“Il decreto è stato firmato ed è stato pubblicato dal consolato”, ha precisato la vice ministra, per cui “è ufficiale la nostra decisione di sospendere cautelativamente l’attività della scuola di Asmara a fronte di una serie di atti unilaterali che sono accaduti in questo periodo che hanno portato alla chiusura della scuola e all’apposizione dei sigilli sulle aule e all’inventario del materiale”. Tuttavia, ha aggiunto, “abbiamo mantenuto un organico virtuale di 13 docenti perché riteniamo che qualora si dovessero riaprire le condizioni di dialogo e di collaborazione con il governo eritreo, noi dobbiamo essere pronti anche a riattivare l’attività scolastica”, sebbene non per questo anno scolastico.

Sereni ha tenuto a rimarcare come la revoca sia arrivata “attraverso una comunicazione della presidenza dell’Eritrea e non del ministero degli Esteri”, come invece previsto dall’Accordo bilaterale che norma la presenza della scuola, e che “non conteneva alcuna contestazione di merito, se non la rimostranza sulla sospensione delle attività in presenza” decisa a marzo dalla scuola italiana di Asmara, a fronte dell’emergenza Covid, alcuni giorni prima dell’analoga decisione assunta dalle autorità scolastiche eritree, e adottata senza informare preventivamente la controparte eritrea.

“Ci possono essere stati fraintendimenti e incomprensioni tra le nostre autorità scolastiche e le autorità locali eritre – ha ammesso Sereni – tuttavia, a fronte di questo, noi abbiamo scritto per spiegare la ratio di questa decisione e abbiamo chiesto di chiarirci, di trovare un terreno di chiarimento che non si è materializzato ed è invece rimasta sul tavolo la revoca ad operare”.

“Noi abbiamo scritto al ministero degli Esteri, il presidente del Consiglio (Giuseppe) Conte ha scritto al presidente (Isaias) Afewerki, senza ricevere risposta”, ha puntualizzato la vice ministra che lo scorso giugno ha anche incontrato l’ambasciatore eritreo in Italia “per spiegare, qualora ci fossero stati dei fraintendimenti, che l’iniziativa presa dalla dirigente scolastica non era una mancanza di rispetto nei confronti delle autorità eritree”. Un incontro volto quindi a “dichiarare la disponibilità a qualsiasi tipo di chiarimento, ma questa disponibilità non pare sia stata colta”.

Anche perchè “nel frattempo ci sono stati altri atti unilaterali che fanno presupporre, dentro a una tendenza che non riguarda solo la scuola italiana, un’intenzione di nazionalizzare la scuola”, quali “ispezioni, inventario e i sigilli sulle aule”, anche se al momento “la scuola rimane chiusa perché gli studenti, in gran maggioranza eritrei, sono stati indirizzati a iscriversi in altre scuole, ed è quindi evidente che non si parla di riapertura sotto altra forma, almeno per quest’anno”.

“Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità a confrontarci, a discutere sul ruolo, sulla gestione, sulla situazione della scuola – ha concluso Sereni – non abbiamo neanche adottato un provvedimento di chiusura definitiva, abbiamo preso un provvedimento di chiusura temporanea, perché riteniamo che questa scuola abbia una storia largamente positiva, sia per l’Italia che per l’Eritrea”.

“E nelle prossime settimane – ha puntualizzato – ci sarà l’avvicendamento dell’ambasciatore, con il nuovo capomissione che assumerà l’incarico il 20 settembre. Noi speriamo che possa rilanciare le relazioni bilaterali”.